2016-06-03 14:05:00

Siria, Croce Rossa: diritto internazionale umanitario al collasso


Medici senza Frontiere ha lanciato un disperato appello a Europa e Turchia affinchè aprano i confini ai rifugiati siriani. Sono circa 100 mila infatti le persone intrappolate nel distretto siriano di Azaz, tra il confine turco ancora chiuso e le zone minacciate dal sedicente Stato islamico. E mentre i bombardamenti del regime nel nord della Siria continuano a fare vittime, oggi almeno 28 i civili morti, tra cui 6 bambini, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso di chiedere al governo siriano di approvare lanci di aiuti umanitari dal cielo nelle zone assediate.

Intanto, per la prima volta dopo 4 anni, ieri alcuni convogli della Croce Rossa e del Programma Alimentare Mondiale sono entrati a Daraya per portare aiuto alla popolazione. Sulla situazione nella città e in tutto il Paese, Valentina Onori ha intervistato il presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca:

R. -  A Daraya c’è un solo ospedale funzionante, con un medico, tre infermieri e con la mancanza di tutte le medicine di base. Quindi era importante far entrare questi primi aiuti, con un’attenzione soprattutto ai più piccoli: ci sono, infatti, tutta una serie di medicinali pediatrici, proprio perché si tratta della popolazione più vulnerabile in questo momento. Speriamo – vuoi attraverso il Consiglio di Sicurezza, vuoi attraverso quello che, per noi come movimento di Croce Rossa, riguarda il dialogo costante con tutte le parti coinvolte nel conflitto – di poter continuare ad avere un accesso costante alle popolazioni. Perché ovviamente questo accesso non basta!

D. – In che cosa consistevano gli aiuti umanitari? Si è detto anche che c’erano vaccini, medicine e poco cibo...

R. – E’ vero! Rispetto alla possibilità dei tempi concordati la priorità è stata data al settore sanitario, anche perché era l’aspetto più urgente! In questa fase avevamo un’assenza totale di tutti i presidi sanitari di base. Laddove vivono migliaia e migliaia di persone, non ci sono soltanto le ferite di guerra, ma ci sono anche le tantissime patologie che devono continuare ad essere trattate.

D. – A Daraya è entrato il convoglio con gli aiuti umanitari...

R. – A Daraya è entrato il convoglio…  In questo momento c’è un’autorizzazione ad entrare in 12 aree di conflitto e noi ci auguriamo che entrambe le parti mantengano gli impegni che sono stati presi e ci consentano di entrare anche nelle prossime ore, con ancora più aiuti sia a Daraya che nelle altre aree.

D. – Com’è la situazione?

R. – E’ disperata! L’assedio è una delle cose più terribili, perché non c’è un accesso, non c’è possibilità per la popolazione di allontanarsi dal conflitto. Le vittime civili non sono state risparmiate, anzi spesso proprio gli obiettivi civili sono stati strumento di guerra. E questa è una cosa terribile!

D. – La zona più interessata è Aleppo e la zona a sud-est di Aleppo…

R. – Sì! E poi  – anche se può sembrare paradossale, però è così e lo è da tempo – la zona della “Rural Damascus”: tutta quella zona in cui si passa andando da Beirut a Damasco. Pochissimi chilometri. E’ incredibile quanto sia vicina quell’area alla capitale siriana. Sapere che a pochissimi chilometri c’è gente che sta patendo una terribile sofferenza a causa di questa mancanza di rispetto della vita ed è una fonte di sofferenza sapere che non si possa accedere. Per noi operatori umanitari l’accesso alla vittima è importante: perciò questo conflitto è di una gravità inaudita e più volte abbiamo richiamato la Comunità internazionale ai suoi obblighi. Vengono utilizzate sistematicamente le vittime civili!

D. – E’ una situazione totalmente fuori controllo?

R. – L’utilizzo dei civili sia come obiettivo che fa diventare militare ciò che militare non è, e dall’altra parte l’utilizzo di civili come scudi umani rispetto a obiettivi dichiaratamente militari, che è un atto che viene definito dal diritto internazionale un “atto di perfidia”, è qualcosa di assolutamente inaccettabile! Qui abbiamo veramente il collasso del diritto internazionale umanitario, ovvero il diritto che prevede la tutela delle vittime civili all’interno dei conflitti armati. Quando si combatte in quartieri così piccoli, come zone, che vengono contesi fra le due parti e non si consente ai civili di uscire, anche questa è un’altra violazione al diritto internazionale.

D. – Che notizie ha direttamente dalla Croce Rossa Internazionale in Siria?

R. – Di questa difficoltà. A volte per accedere ad alcune zone – certo per Daraya è stata una negoziazione con entrambe le parti per poter accedere in maniera sicura – la cosa difficile, nel quotidiano, delle nostre attività, è la negoziazione continua, perché per portare aiuti bisogna negoziare con 10-12 gruppi armati diversi. La difficoltà di questa frammentazione anche degli interlocutori rispetto all’accesso alla vittima è una cosa terribile! E’ proprio questo anche l’oggetto delle negoziazioni: il fatto di garantire che chiunque – a prescindere a quale fazione appartenga o a quale religione appartenga, sia esso alawita, sciita o sunnita – possa poter accedere ai beni che vengono distribuiti, che sono beni che garantiscono un minimo di sopravvivenza. Perché di certo non possiamo parlare di dignità della vita umana in quei luoghi: lì parliamo soltanto di sopravvivenza.








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