2016-06-01 15:37:00

Dona con il cuore. Padre Fortunato: solidarietà non filantropia


Al via la gara benefica dei frati di Assisi per aiutare chi è in difficoltà e fornire assistenza a chi vive ai margini, in Italia, Etiopia, Burkina Faso e Perù. "Con il Cuore, nel nome di Francesco": questo il nome dell’iniziativa con cui grazie ad un messaggio sarà possibile donare, dal 1 al 18 giugno, 2 euro. Si tratta di un contributo per finanziare progetti per centri di accoglienza e mense. Padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, al microfono di Valentina Onori, ha parlato dell’importanza del piccolo gesto:

R. – Fare un piccolo gesto che però rappresenta un grande aiuto. L’sms solidale ci permette di aiutare le mense francescane in Italia. Il secondo obiettivo è l’Africa, con due centri significativi: Burkina Faso ed Etiopia, dove i nostri frati operano in situazioni drammatiche e l’aiuto che ci hanno detto di poter dare è quello di stare accanto ai bambini per quanto riguarda il cibo e la scuola. Quindi è come nutrire l’anima e lo spirito. L’altro grande progetto è il Perù, dove sono stai uccisi due nostri frati:la loro colpa era quella di assistere le comunità cristiane.

D. – Questi contributi, quanto sono importanti per il mantenimento di queste strutture?

R. – Un filosofo ci dice che il bene è sempre concreto. E quei gesti ripropongono questa concretezza. Francesco stesso ci aveva detto questo: “Finché abbiamo tempo operiamo il bene”.

D. - Quanta solidarietà c’è in Italia?

R. - In questi anni, dove la crisi è molto forte, sorprende constatare come gli italiani siano fortemente generosi. Nel momento di maggiore crisi, la generosità degli italiani è più forte, questo ad  indicare davvero la bellezza del nostro Paese.

D. - Mi vuol parlare di questi progetti in Africa, delle difficoltà che incontrate?

R. - Superare i limiti culturali, le barriere che a volte si creano e anche affrontare le persecuzioni. Quello che è importante è l’integrazione in questi centri, cioè la capacità di far comprendere che l’altro è un fratello, che l’altro è una persona.

D. - Ad Assisi, quest’anno è il trentennale del primo incontro di preghiera interconfessionale voluto da Giovanni Paolo II, che ha spinto a promuovere l’ascolto, il dialogo. Quanto è importante nella vostra opera?

R. - Ora ci troviamo di fronte ad una guerra, frammentata in diverse parti del mondo. In questo contesto, ancora una volta, torna alla mente la profezia di Assisi che dice agli uomini del nostro tempo che è possibile stare accanto all’altro, è possibile arricchirsi anche attraverso fedi diverse; è possibile riconoscere nell’altro il volto di un fratello. Vogliamo dare cittadinanza alla solidarietà. Per il mercato, per l’economia, la parola “solidarietà” è una "parolaccia": per il cristiano non lo è affatto, purché essa non diventi solo filantropia ma, affondando il suo motivo nel Vangelo, diventa riproporre la buona novella del Vangelo, cioè stare accanto all’altro e essere per l’altro il volto paterno e materno di Dio, che si occupa non solo della tua vita spirituale, ma anche della tua vita esistenziale, del tuo disagio, della tua sofferenza. Userei un’espressione che hanno adoperato i padri della Chiesa: passare dalla filautia alla filocalia, cioè dall’amore per sé stessi all’amore per il bello che arriva solo quando apri il tuo cuore all’altro. Se il tuo cuore è chiuso respiri solamente del tuo egoismo.








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