2016-05-28 13:17:00

Mauritius. Mons. Piat: combattere droga con "sanzione pedagogica"


Prevenzione tra i giovani e sostegno alla riabilitazione: la tossicodipendenza si sconfigge così. A dichiararlo, in questi giorni, è stato mons. Maurice Piat, arcivescovo di Port-Louis, nelle Isole Mauritius, intervenendo presso la Commissione nazionale di inchiesta sulla droga. “Riconoscere che la tossicodipendenza è una malattia – ha sottolineato mons. Piat – significa non trattare solamente la sua sintomatologia, ma risalire alle cause. Occorre, dunque, iniziare a chiedersi perché le persone assumono stupefacenti”.

Giro di vite contro i trafficanti
E le ragioni possono essere tante, ha spiegato il presule, indicando ad esempio “la fragilità umana o psicologica, la povertà materiale, i problemi familiari o lavorativi”. Ricordando, poi, l’impegno della Chiesa nella lotta contro la droga, mons. Piat ha chiesto leggi più severe, in grado di reprimere davvero il narcotraffico. “Occorre un giro di vite contro i trafficanti – ha spiegato – con leggi più mirate e più rigide”.

No alla legalizzazione della cannabis
Quanto alla legalizzazione dell’uso della cannabis, l’arcivescovo di Port-Louis si è detto contrario, “poiché ciò che diventa legale, diventa anche morale”, mentre la “depenalizzazione” sottrarrebbe alla legge “le sue sanzioni”. Al contrario, mons. Piat ha proposto di introdurre, nella normativa attuale, il principio di “sanzione pedagogica” per i consumatori di droga. Tale nozione eviterebbe la detenzione in carcere e permetterebbe di scontare la pena, ad esempio, praticando “lavori socialmente utili”.

Prevenire tossicodipendenza giovanile
Il presule ha ribadito, inoltre, la necessità di prevenire la tossicodipendenza tra i giovani, che spesso cedono alla droga “per una curiosità morbosa” o “per essere come tutti gli altri”. “Gli spacciatori – ha sottolineato l’arcivescovo – sanno sfruttare molto bene queste debolezze umane”. Di qui, la priorità da dare ad una prevenzione che non solo tenga lontano i ragazzi dalle “conseguenze disastrose del consumo di stupefacenti, ma soprattutto ripristini nei giovani la fiducia in se stessi, mettendo in luce il loro valore, introducendoli ad una vita sana di comunità, di amicizie, di sostegno reciproco e responsabilità condivise, ed offrendo anche possibilità lavorative che corrispondano al loro vero potenziale”.

Investire sui centri di riabilitazione
Centrale anche il richiamo ad investire di più sui centri di riabilitazione che – ha evidenziato mons. Piat – “danno risultati migliori rispetto alla prigione dove, dato il clima di repressione, i tossicodipendenti tendono a sprofondare nelle sabbie mobili dei farmaci, piuttosto che ad uscirne”. In questo ambito, il presule ha richiamato la necessità di una maggiore collaborazione tra lo Stato e le ong che operano nel campo, ciascuno nel rispetto delle proprie competenze: “Lo Stato fa le leggi e deve vigilare sulla loro applicazione – ha spiegato l’arcivescovo – Ma le ong sono in grado di avere un approccio umano, di prossimità, al problema della tossicodipendenza”.

Piano globale per combattere la droga
Di qui, l’appello conclusivo ad “un piano globale sostenuto ttere la drogada una volontà politica”, strumento essenziale per combattere la droga, attraverso “un approccio integrato che preveda il coordinamento tra le diverse autorità ministeriali”. (I. P.)








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