2016-05-27 14:00:00

Scienza e Vita: inverno demografico, dati allarmanti


"Femminilità e bellezza, nati da donna". È il tema del 14.mo Convegno nazionale di Scienza e Vita, incentrato sull’educazione alla fertilità, la custodia del corpo femminile e la difesa della maternità. Questioni di grande attualità, anche alla luce dei recenti dati dell’Istat che confermano un inverno demografico senza precedenti. La due giorni che si apre oggi a Roma è introdotta dal segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, e dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che fa il punto sul Piano nazionale per la Fertilità. Sull’importanza di questa iniziativa, Marco Guerra ha intervistato la presidente di Scienza e Vita, Paola Ricci Sindoni:

R. – Vogliamo aderire al progetto del ministero della salute che già dall’anno corso ha aperto questa grande e importante percezione sociale della maternità. Siamo in pieno deserto demografico: il ministro della Salute ha pensato bene di “spendere” un anno intero coinvolgendo tutte le associazioni – quelle maggiormente interessate ai problemi della vita – per individuare alcuni nuclei tematici, sia da un punto di vista culturale sia quelli più legati ad una progettualità di tipo politico.

D. – Cosa prevede nel concreto questa iniziativa e perché ce n’è bisogno?

R. – Ce n’è bisogno, come dicevo, perché i dati sono veramente allarmanti. E’ vero che il problema demografico è un problema europeo, occidentale, ma l’Italia – ahimé! – è al primo posto: non si riesce più a gestire il cosiddetto “ricambio generazionale”. Da qui la necessità, appunto, di trovare tutti i modi per riportare la questione della fertilità all’interno di un progetto di vita della donna. Donna che, arricchita in fondo anche da modelli culturali che l’hanno portata all’autorealizzazione, dimenticando però quel tempo della fertilità e procedendo in avanti alla programmazione di un figlio. Questo, naturalmente, provoca degli squilibri sociali che il Ministero ha messo in luce e che noi, come tante altre associazioni, abbiamo tentato di focalizzare così da dare non solo qualche suggerimento, ma anche per recuperare una nuova cultura del femminile.

D. – Si tratta di una sfida da affrontare anche in coppia, uomo-donna, che restano complementari nella creazione di un amore fecondo e di una vita nascente …

R. – Assolutamente sì. La donna di per sé non solo ha bisogno, da un punto di vista fisiologico, del maschio, dell’uomo per poter avere figli, ma tutta la dimensione sociale e anche personale ha bisogno di recuperare una dimensione di relazione e di reciprocità, in funzione proprio di questo tema: il tema della fertilità.

D. – L’inverno demografico che attanaglia l’Italia e tutto l’Occidente è dovuto anche a questioni economiche. Sappiamo quanto ha influito la crisi e la difficoltà di accesso al lavoro peri giovani… Servono quindi sia aiuti sul piano economico, sia una giusta visione antropologica dell’essere umano. Questi due piani possono essere percorsi di pari passo?

R. – Sia le politiche familiari, sia una diversa percezione del proprio corpo da parte della donna debbono camminare insieme: sono circuiti virtuosi. Faccio un esempio: se anche lo Stato proponesse altissime cifre per rimettere in funzione la catena generazionale ma non ci fosse una forte motivazione da parte della donna, non so se appunto questo progetto potrebbe partire. Da parte della donna ci vuole una nuova cultura del proprio corpo. Cosa voglio dire? Non è – come si diceva nei tempi del femminismo un po’ radicale – “il corpo è mio e lo gestisco come mi pare”, ma il corpo è un corpo vissuto, quindi rispecchia anche le proprie attitudini, i propri progetti anche per il futuro. Questo vuol dire che il corpo va rispettato: non è una materia che tu hai, che puoi gestire come vuoi. Il corpo vuole che la donna gestisca il tempo: significa accettare l’idea che c’è un margine mediante il quale è possibile gestire la fertilità, e che quindi è necessario riportare le donne a rivedere anche i propri progetti in funzione di una maternità che viene accolta perché il corpo è pronto.

D. – Certo, anche lo Stato potrebbe agevolare questo processo, visto che l’accesso al mondo del lavoro è sempre più ritardato anche per le donne…

R. – Certo. Ma oltre al diritto al lavoro, forse ci sarebbe bisogno anche di un diritto che è all’interno del lavoro. Ad esempio, l’idea che la donna possa lavorare anche part-time, che il lavoro possa rispettare i tempi della donna. Una donna arriva al momento di accettare un lavoro e spesso viene esclusa perché aspetta un figlio, queste sono dinamiche che dovrebbero essere messe da parte.

D. – Anche Papa Francesco è tornato spesso sull’ecologia umana; quindi, quanto è importante riscoprire i tempi del proprio corpo, il dato naturale, il dato biologico?

R. – E’ importantissimo, perché mentre si fa tanta retorica animalista, naturista per cui si cerca di ritornare al cibo assolutamente privo di ogm, da un lato c’è questo ritorno, questo rispetto della natura; dall’altro si fa fatica, invece, a considerare che anche noi siamo natura. Ma siamo sia natura sia cultura: ed è qui che va riscoperta la dimensione propria del ritorno a una natura che abbia rispetto, appunto, per il proprio corpo.








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