2016-05-26 13:56:00

Nuovo naufragio: decine di vittime. A Lampedusa la piccola Favour


E’ ancora imprecisato, si parla di decine, il numero di vittime dell’ennesima sciagura nel canale di Sicilia, dove oggi si è rovesciato un barcone con un centinaio di persone a bordo. Le operazioni di salvataggio sono ancora in corso, mentre stamattina centinaia di migranti, tra loro molte donne e minori, sono sbarcati in vari porti siciliani. Sulla terra ferma sono state portate anche le cinque vittime del naufragio di ieri, a largo delle coste libiche, dove, solo grazie al pronto intervento della marina militare e della guardia costiera italiane, che hanno tratto in salvo oltre 500 persone, si è evitata una ben più grave tragedia. Diciassette gli scafisti fermati, a Palermo, in massima parte senegalesi e gambiani. Oggi però i riflettori sono puntati soprattutto sulla piccola Favour. Francesca Sabatinelli:

Ha nove mesi e una faccetta curiosa Favour, viene dalla Nigeria ma da ieri, da subito dopo lo sbarco a Lampedusa, sembra essere diventata la figlioletta di tutti gli italiani, di chi si è commosso di fronte alla storia di questa bimba rimasta sola dopo la morte della mamma durante la navigazione. Nelle foto la si vede tra le braccia del suo provvisorio papà, del “papà dei disperati”, come si definisce lui stesso, Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa, responsabile del poliambulatorio, che accoglie e assiste i migranti che sbarcano sull’isola, come quelli delle ultime ore.

R. – Adesso c’è tempo buono e di conseguenza ne arrivano di più. Sono sempre della fascia subsahariana e noi siamo là: sempre ad accoglierli, ad aspettarli, come è successo ieri, per esempio. Ieri ne sono arrivati circa 150, con la prima motovedetta della Capitaneria di porto, sono arrivate le signore ustionate e stavano veramente male. Ce n’erano parecchie che erano gravemente ustionate: ustioni chimiche, da carburante, “il male dei gommoni” io lo chiamo, “la malattia dei gommoni”, perché questo si verifica solo con i gommoni. E’ dovuta al carburante che utilizzano per rabboccare le taniche, si bagnano i vestiti e quello determina queste gravi ustioni che a volte sono pure mortali, cosa che è successo con la bambina (Favour ndr) che ho qua davanti, la cui mamma è morta ustionata. Questa bambina l’hanno presa in custodia le donne che sono arrivate e poi l’ho presa io, quando è arrivata, l’ho portata al poliambulatorio; l’abbiamo visitata, rifocillata, le abbiamo dato da mangiare … E’ bellissima … E poi l’ho portata qua al Centro di accoglienza, e oggi verrà qualcuno del Tribunale, della Prefettura per prenderla e portarla in una struttura buona dove possono accudirla. E mi creda, è da ieri che ho ricevuto centinaia, se non migliaia, di telefonate di gente buona che vuole adottarla, perché è veramente una bambina bellissima, ma non solo: certamente ha una storia molto toccante …

D. – Ce ne sono tanti, di minori non accompagnati?

R. – Ce ne sono tanti, e certamente non di questa età, sono ragazzini che vanno dai 10 ai 15, 16, 17 anni che vengono da soli. Partono perché non possono stare più nei loro Paesi perché rischiano di morire, vengono mandati dai loro genitori, primo per salvarli e poi anche in cerca di un futuro migliore. Magari, riescono a guadagnare qualcosa e mandarlo alle loro famiglie.

D. – Il tempo e il mare permettono gli arrivi, ma lei nota qualcosa anche a causa della chiusura della rotta dei Balcani?

R. – Assolutamente no, perché ad oggi di siriani non ne stanno arrivando, perché da quella parte arrivavano i siriani, come prima arrivavano a Lampedusa. Poi si è aperta questa rotta dei Balcani e sono andati di là, e a Lampedusa non ne sono arrivati più. Però, adesso dalla chiusura certamente ancora sono lontani, può darsi che li avremo, in un prossimo futuro. Ma ad oggi abbiamo sempre queste persone che vengono dalla fascia subsahariana, quindi abbiamo eritrei, somali, dal Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Benin, Nigeria, Niger … tutte persone che vengono da quella zona. Però, ora certamente potrebbe esserci la possibilità che arrivino di nuovo i siriani, perché da qualche parte devono passare queste persone. Anche se qualcuno ha deciso di isolarli in Turchia, con quell’atto un po’ scellerato, credo … Questo non depone bene per l’immagine di un’Europa che potrebbe essere un po’ più accogliente. Io mi auguro che attraverso questo incontro internazionale o G7, come lo vuole chiamare, si prendano dei provvedimenti che non sono, ovviamente, né radicali né risolutivi, ma quantomeno possano evitare che questa gente, in questo ultimo tratto di mare che sono costretti a superare, ancora muoia. E lei sa benissimo quanti ne muoiono e quanti naufragi abbiamo avuto, fino a ieri, no? Che se decidessimo di andarli a prendere direttamente sulla terraferma, quantomeno eviteremmo sofferenze e tragedie.

D. – Lei sta dicendo che i corridoi umanitari sono l’unica risposta?

R. – Ma sicuro! Almeno è quella che quantomeno evita di farli morire: quantomeno. Poi, se vogliamo affrontare il problema più radicalmente, allora si dovrebbero creare le condizioni nei loro Paesi in modo tale che queste persone non partano, rimangano a casa loro … Insomma, sono tutte cose trite e ritrite ma sicuramente dobbiamo pensarla anche egoisticamente, perché io penso che queste persone che arrivano veramente siano una risorsa: non per modo di dire. Potrebbero essere un’opportunità, in considerazione del fatto che sia l'Italia, ma anche tutta l’Europa, sono ormai vecchi e che se continua così andremo a finire male. Quindi, queste persone veramente potrebbero essere il nostro futuro.

E nell’attesa che si trovi una famiglia che possa amare Favour, Pietro Bartolo ne ha chiesto l’affido.








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