2016-05-25 15:30:00

Al Vertice di Istanbul molte promesse e molte preoccupazioni


Il primo vertice umanitario mondiale, voluto dall’Onu, si è chiuso ieri a Istanbul in mezzo a tanti interrogativi e tante perplessità. A cominciare dalla reale futura applicazione delle promesse fatte a sostegno dei milioni di persone che soffrono per le crisi umanitarie nel mondo, per arrivare alle poltrone rimaste vuote durante il Summit. Francesca Sabatinelli:

I grandi assenti al World Humanitarian Summit sono stati soprattutto i leader dei Paesi più ricchi, un vuoto aspramente criticato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che, nel suo intervento di chiusura ieri pomeriggio a Istanbul, pur ringraziando i 175 Paesi rappresentati e i 55 leader presenti, ha espresso disappunto proprio per il fatto che nella città turca non vi fossero “soprattutto i leader del G7 ad eccezione di Angela Merkel". Il segretario generale ha quindi lanciato un appello ai membri del Consiglio di Sicurezza  “a intraprendere passi importanti. La loro assenza, ha precisato, non è una scusa per non fare niente" nel campo umanitario.

A Istanbul è comunque stato raggiunto quello che è stato definito “Grand Bargain”, un grande accordo che mira a tagliare i costi di gestione di circa un miliardo di dollari all’anno e garantire così che la maggior parte di quei fondi possa andare in aiuto alle persone sofferenti. E’ stata la bulgara Kristalina Georgieva, vice-presidente della Commissione europea per il bilancio e le risorse umane che ha studiato l’accordo. Le spese generali delle agenzie di aiuto ora assorbono circa il 15 per cento dei finanziamenti, ha detto, con questo risparmio di un miliardo di dollari in cinque anni si risanerebbe il  buco. Linda Bordoni l’ha incontrata:

R. – We live in a world…
Viviamo in un mondo che sta diventando sempre più fragile e questo significa che la vita di più bambini, donne e uomini verrà devastata da conflitti e disastri. Se queste persone fossero un Paese,   con una popolazione di 130 milioni di persone sarebbe il decimo Paese più grande del mondo. Ed il Paese con la crescita più veloce, che ha quadruplicato la sua popolazione dal 2000. Quindi, noi ci stiamo focalizzando su come utilizzare maggiori risorse per aiutare le persone che hanno bisogno. Significa naturalmente concentrarsi prima di tutto sul perché si trovano nel bisogno, sul perché le emergenze si stanno intensificando. La risposta è politica. Non è una cosa che la comunità umanitaria può prendere su di sé, ma quello che possiamo fare è essere più presenti e più efficaci. Quindi abbiamo creato questo mutuo accordo di responsabilità tra quelli che finanziano e quelli che eseguono. Non solo finanziare di più, ma farlo meglio. Muovere più risorse nelle mani delle persone che hanno bisogno e utilizzarne meno nel retrobottega delle agenzie umanitarie.  L’anno scorso il mondo ha speso 28 miliardi di dollari. Il nostro obiettivo è che almeno un miliardo di dollari in più vada alla prima linea.  E’ non è questo il caso di oggi. 

Al summit anche il sovrano ordine di Malta, con il gran cancelliere Albrecht Boeselager, che è intervenuto sul ruolo delle organizzazioni religiose negli scenari di crisi:

 R. – It is too early to…
E’ troppo presto per giudicare il risultato del Summit. Si potrà fare in seguito, guardando alle misure che arriveranno  dai differenti attori nel campo umanitario. Ma penso che il Vertice, in quanto tale, sia stata una iniziativa opportuna, a causa dell’aumento dei problemi umanitari. Molte sono le questioni  aperte,  c’è sempre meno rispetto per la legge umanitaria ed è richiesta urgentemente una più grande solidarietà tra le diverse nazioni. In un certo senso, penso che possiamo essere soddisfatti del risultato, perché, come ho detto, siamo molto preoccupati per la mancanza di rispetto verso la legge umanitaria, verso le Convenzioni di Ginevra. Quindi, preparando il Summit, abbiamo preso l’iniziativa di attirare l’attenzione dei vari Paesi e delle Nazioni Unite  sulla grande importanza delle organizzazioni religiose, sui valori umanitari in esse contenuti, e abbiamo chiesto di tenerne maggiormente in considerazione il potenziale nei confronti dell’aiuto umanitario e dell’azione umanitaria. Durante il Summit ci sono stati degli eventi speciali dedicati a tali questioni. La documentazione, preparata da un gruppo ad hoc, nel quale l’Ordine ha avuto un’influenza decisiva, è passata e verrà pubblicata. Quindi, per questo, siamo molto soddisfatti.

D. – Nel messaggio che il Papa ha fatto arrivare al Summit, quali sono i punti che lei ritiene più forti e più importanti?

R. – I think one of the strongest message…
Penso che uno dei messaggi più forti sia stato quello in cui si dice che deve essere fatto di più per prevenire i conflitti, per affrontare le cause dei conflitti alla radice. E questo è certamente vero, molti dei conflitti di oggi hanno radici che risalgono a molti anni indietro, a tanto tempo fa. L’altro messaggio , coerente con gli altri messaggi del Papa, è che  gli affari, gli interessi finanziari, influenzano i principi umanitari e l’interesse reale verso l’umanità, causando questi problemi. Penso che il Santo Padre sia una delle poche autorità morali che resta, se non la sola, ad avere davvero un impatto sul mondo e che il suo messaggio non possa essere sottovalutato.








All the contents on this site are copyrighted ©.