Potrebbe essere di oltre 120 morti il pesante bilancio degli attacchi compiuti ieri dal sedicente Stato islamico in Siria, vicino ad una base russa. Coinvolti almeno 5 kamikaze. In una telefonata il segretario di Stato americano Kerry chiede al ministro degli Esteri russo Lavrov di fare pressioni su Damasco perché cessino i bombardamenti sulle opposizioni e sui civili. Adriana Masotti:
Quello avvenuto ieri nella provincia di Latakia, a Tartus e a Jableh, sulla costa
mediterranea, è stato il più grave attentato terroristico dall'inizio della guerra
civile in Siria. Sette esplosioni, almeno cinque provocate da attentatori suicidi
e due da altrettante autobomba fatte saltare in aria, hanno ucciso almeno 80 persone
secondo Damasco, oltre 120 secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani. Forse
200 i feriti. Immediata la rivendicazione dell'Is: ad essere presi di mira sono stati
affollati terminal degli autobus e, a Jableh, anche un ospedale. Il presidente russo
Putin ha inviato un telegramma al presidente siriano Bashar al Assad esprimendo condoglianze
per le perdite umane subite negli attacchi e ribadendo che la "Russia rimane al fianco
del suo alleato siriano". In serata colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri
russo Lavrov e il segretario di Stato Usa, Kerry: secondo Mosca avrebbero discusso
delle "proposte russe di condurre operazioni congiunte contro i gruppi terroristici".
Secondo il dipartimento di stato americano, Kerry avrebbe chiesto al collega russo
di premere su Damasco affinchè l'esercito siriano fermi i bombardamenti sulle forze
di opposizione e sui civili e consenta l’arrivo degli aiuti umanitari alle popolazioni
che ne hanno bisogno.
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