2016-05-24 14:09:00

Austria: primo test elettorale per i populisti in Ue


All’indomani dell'affermazione del presidente austriaco Alexander Van der Bellen sulla destra nazionalpopulista, è tempo di riflessioni sul futuro della leadership europea e non solo. Dal voto sulla Brexit in Gran Bretagna a giugno, alle parlamentari e presidenziali in Germania e Francia nel 2017, passando per la Casa Bianca con l’ipotesi Donald Trump, il fronte populista e anti-sistema potrebbe essere pronto a governare. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Eleonora Poli ricercatrice di questioni europee e asiatiche dell’Istituto Affari internazionali:

R. – Il rischio è una radicalizzazione della politica tramite la nascita e lo sviluppo di questi partiti di estrema destra, populisti che sono sempre esistiti ma che di solito si situavano nelle frange della politica, non certamente al centro degli scenari. E’ un fallimento dei partiti tradizionali che non riescono a dare risposte concrete ed è un fallimento dell’Unione Europea, ancora una volta, perché non è in grado di agire, di affrontare in maniera concreta la crisi sia economica sia sociale che stiamo affrontando.

D. – Il malcontento degli elettori,un malcontento trasversale, da qui a un anno e mezzo può arrivare a orientare, secondo lei, le politiche europee e non solo?

R. – Io credo che i partiti radicali rimarranno radicali e per tale motivo io stento a credere che riusciranno a fare un governo nella maggior parte dei Paesi europei, soprattutto per le nostre esperienze storiche. Tuttavia, lanciano sicuramente un segnale allarmante che i governi, al momento, devono prendere in considerazione in maniera più seria, e non solamente affrontando i problemi a livello nazionale, ma cercando di coordinarsi a livello europeo, di mettersi d’accordo. Manca la volontà di essere solidali tra un Paese e l’altro e manca soprattutto una serie di politiche economiche in grado di rilanciare veramente l’economia, partendo dal basso. E questo, appunto, dà la vittoria ai partiti populisti: la mancanza di risposte che i cittadini possano sentire come proprie.

D. – E infatti, molti di quelli che hanno votato la destra populista in Austria hanno detto oggi che volevano punire la politica dei grandi partiti: questo può essere valido anche per un Donald Trump alla Casa Bianca?

R. – Certo! Diciamo che il vantaggio di Trump sta proprio nel fatto che rompe con il mondo conservatore, rompe con il mondo tradizionale politico americano. Ma la stessa cosa, in positivo, il sindaco di Londra: rompe gli schemi, ed è questo che ha portato alla vittoria dei laburisti. E forse è proprio il momento per i partiti tradizionali di pensare a nuove strategie: semplicemente, adattarsi ai tempi che cambiano, perché se non saranno in grado di adattarsi, sicuramente spariranno dalla scena politica.

D. – E questo in termini di leadership sia in Europa sia nel continente americano, cosa può significare?

R. – Sicuramente in una situazione di forte crisi economica, di forte instabilità e di mancata sicurezza è un grande rischio. Un grande rischio, appunto, per il benessere europeo e dei cittadini americani. Si ricordi che quando gli Stati Uniti starnutiscono, tutto il resto del mondo si ammala! Per cui un trend negativo in America sicuramente avrebbe ripercussioni in Europa e nel resto del mondo.








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