2016-05-22 09:00:00

Vertice umanitario a Istanbul. Ordine di Malta: vincere indifferenza


Ridurre e prevenire i conflitti, garantire il rispetto del diritto umanitario, diminuire i rischi ed aumentare i finanziamenti. Su queste tematiche si articolerà il primo Vertice umanitario mondiale dell’Onu, da domani a martedì, ad Istanbul. Presente ai lavori una delegazione della Santa Sede, guidata dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Tra i partecipanti  anche rappresentanti del Sovrano Ordine di Malta, con a capo il Gran Cancelliere Albrecht Boeselager, che interverrà sul ruolo delle organizzazioni religiose negli scenari di crisi. All’ambasciatore Stefano Ronca, consigliere diplomatico dell'Ordine di Malta, Francesca Sabatinelli ha chiesto se di fronte alle crisi umanitarie, come denunciato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, si stia effettivamente assistendo ad una “erosione dell’umanità”:

R. – “Erosione dell’umanità” è sicuramente una definizione efficace ed appropriata. Potremmo chiamare questo fenomeno: indifferenza, egoismo, impermeabilità emotiva. E certamente l’Ordine percepisce chiaramente questo pericolo. Credo valga la pena interrogarsi da dove abbia origine. In effetti, oggi, da una parte viviamo le tragedie che ci compaiono sugli schermi televisivi come eventi virtuali. Poi, nello stesso tempo, siamo indotti a chiederci se non siamo invece in pericolo e ci chiudiamo di fronte al pericolo del terrorismo, degli immigrati. C’è un pochino questa contraddizione: se si tratti di una realtà virtuale o di pericolo. Poi, questo fenomeno di sterilizzazione delle emozioni ha certamente a che vedere anche con un materialismo dilagante. Il fatto che veniamo distratti dal considerare l’essere umano come l’obiettivo principale e che si finisca per considerarlo un mezzo, per cui poi l’obiettivo diventano le cose da difendere, le cose da ottenere. Quindi, sicuramente, è uno stato di cose, che tutti quanti noi percepiamo oggi, al quale va posto rimedio.

D. – Durante il Vertice ci si soffermerà sulle sfide importanti da affrontare per il raggiungimento dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, quali sono le principali secondo l’Ordine di Malta?

R. – L’Ordine di Malta è un Ordine ospedaliero rivolto ai poveri. Non vi è dubbio, dunque, che tra i 17 obiettivi, quelli della povertà e della salute costituiscano una priorità. Se posso dire, uno degli aspetti nell’agenda 2030 che, forse, andrebbe rinforzato è quello dell’attenzione ai diritti umani, che non sono abbastanza in evidenza, abbastanza presenti. Questo credo che al Summit di Istanbul verrà fuori sicuramente e da parte dell’Ordine di Malta e di altri partecipanti vi sarà un’azione in questa direzione: nella difesa, nel rafforzamento dei diritti umani.

D. – L’Ordine di Malta ritiene che questo Summit in Turchia possa davvero diventare un primo passo concreto per una nuova era di solidarietà internazionale, come auspicato dal segretario generale Ban Ki-moon?

R. – Io penso che sia giusto quello che ha motivato Ban Ki-moon nel lanciare questo Summit. I criteri che hanno guidato l’aiuto umanitario, che poi si sono affermati negli anni ’70 e ’80, sono ormai superati da un mondo che è profondamente cambiato. Perché, ad esempio, il principio dell’inviolabilità delle frontiere è messo in discussione. La popolazione mondiale è raddoppiata in una generazione. Sono entrati degli attori non statuali, che prima non avevano ruolo, sulla scena internazionale. Oggi 180 milioni di persone soffrono per i conflitti. 60 milioni sono i rifugiati che fuggono dai loro villaggi a causa delle guerre. Cento anni fa, nove vittime su dieci, nei conflitti, erano militari. Oggi si è completamente ribaltato il rapporto: nove vittime su dieci sono civili. Io credo, quindi, che se in questo Vertice si comincerà a capire meglio che la solidarietà non è solo nell’interesse di chi riceve l’aiuto, ma lo è anche nell’interesse di chi aiuta, il Vertice sarà già un grande successo.

D. – Quale sarà l’apporto dell’Ordine di Malta?

R. – L’Ordine di Malta si concentrerà in questo Summit su uno special event, dedicato al ruolo degli attori umanitari religiosi nel contesto delle emergenze e delle necessità delle popolazioni civili. Perché gli attori religiosi? Perché è stato dimostrato che le organizzazioni a base religiosa, a differenza di quanto avviene spesso con quelle laiche, sono indipendenti, neutrali, imparziali, arrivano prima delle altre, rimangono oltre la fase di emergenza e di ricostruzione, ricevono l’appoggio delle popolazioni, che comprendono e accettano più facilmente le motivazioni spirituali dell’aiuto che viene portato, piuttosto che motivazioni che non sono loro chiare, che non conoscono. Non ci dimentichiamo che l’84 per cento della popolazione mondiale appartiene a qualche credo religioso. I credi religiosi hanno valori comuni, la maggior parte dei valori delle religioni sono impostati alla solidarietà, all’aiuto, alla compassione. Specialmente oggi che entrano sulla scena internazionale degli attori non statuali, come dicevo, che non riconoscono i principi umanitari della convenzione di Ginevra, che addirittura ignorano od ostacolano, perché attribuiti a culture diverse, ad una cultura occidentale che a loro non appartiene ecco che, con questo tipo di interlocutori, è molto più facile impostare un dialogo su dei principi comuni, di carattere etico, appartenenti alle religioni, che non ad altri fattori, ad altri principi giuridici.








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