2016-05-21 12:28:00

Card. Piacenza: il perdono di Dio è per tutti


Misericordia e perdono: questo il tema della catechesi giubilare tenuta ieri pomeriggio dal penitenziere maggiore, il card. Mauro Piacenza, presso la Chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma. Quinto appuntamento di un ciclo di catechesi giubilari sulla Divina Misericordia, l’evento è stato organizzato sotto il patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione e con la collaborazione dell’associazione “Res Magnae”. L’intervista al porporato è di Elvira Ragosta:

R. – Qualsiasi opera si voglia compiere, e quindi per esempio le opere di misericordia, sia corporale che spirituale, che il Santo Padre ci indica continuamente – provvidenzialmente – nascono soprattutto dall’esperienza di preghiera. Io faccio sempre un po’ l’esempio della spugna: la spugna si mette nell’acqua, si imbibisce di acqua, e poi quando la si tira su gronda acqua e se la si spreme è tutta acqua. Ecco, credo che sia questo il principio cristiano dell’azione, della buona azione: il fatto di immergersi totalmente nell’orazione, perché l’immergersi nell’orazione è immergersi nel soprannaturale, nel respiro stesso della Santissima Trinità, è immergersi nelle cose eterne, per le quali siamo fatti. E' ritornare all’essenza del nostro Battesimo, l’innesto in Cristo, e quindi l’innesto nella Chiesa. E allora credo che quello sia il senso della preghiera prioritaria.

D. – La riconciliazione, il perdono: come si può sinteticamente spiegare il rapporto tra la misericordia e il perdono?

R. – Basterebbe guardare al Sacramento della Penitenza, alla quale ci spinge continuamente il Santo Padre. Le faccio questo esempio: la misericordia – secondo me – passa attraverso il Sacro Cuore di Gesù, perché tutta la grazia di Dio, tutta la ricchezza che Dio vuole effondere sull’umanità, passa attraverso l’umanità di Gesù Cristo, perché è il tratto di unione tra l’eterno e il tempo, tra Dio invisibile e l’uomo creatura visibile. Lui, essendo vero Dio e vero uomo, fa da ponte veramente perfetto. Domenica prossima sarà la Trinità: allora pensiamo la Trinità è pienezza di amore. È chiaro: Dio è amore. Non possiamo neanche dire Dio è misericordia: Dio è amore, perché la misericordia è questo amore trasfuso sull’uomo. Allora, questo Dio che è amore, è come dei laghi delimitati da delle dighe, dove c’è la ricchezza d’acqua che poi deve scendere e alimentare la vita dei paesi, dei campi, ecc. Ecco, è come se si fosse aperta una crepa in questa diga e fossero fuoriuscite con un impeto meraviglioso tutte le acque fresche che contiene. Dal Sacro Cuore di Gesù ferito in Croce, esce sangue ed acqua, e escono i segni dei Sacramenti. Lì incomincia il perdono dell’uomo.

D. – In un mondo segnato da disuguaglianze e anche da conflitti, Papa Francesco ha parlato di una “terza guerra mondiale a pezzi”. Quanto è forte il tema del perdono?

R. – Fortissimo, nel senso che meno, purtroppo, se ne sente il bisogno e più ce n’è bisogno, evidentemente. Quindi, più l’uomo è lontano e più ce n’è bisogno – che poi il concetto di lontananza da Dio è forte, grave, e nello stesso tempo è anche un po’ relativo, perché molti uomini che dichiarano di non avere nessun bisogno di Dio, poi alla fine dentro di sé hanno un qualche cosa che chiama Dio e la Sua misericordia. Allora, ecco che il mondo attuale ne ha tanto più bisogno perché ci sono troppi contrasti, troppe contraddizioni, troppe violenze, non soltanto materiali – e sono tantissime e brutali – ma anche ideologiche. Allora, in questo momento c’è bisogno di riconciliazione, di pace e di perdono. Il perdono, la riconciliazione: possono nascere soltanto dal profondo del cuore.

D. – La misericordia e le giovani generazioni…

R. – Le giovani generazioni sentono molto il bisogno della misericordia. E sono anche attratte da questo discorso. Certamente, c’è bisogno di un grande lavoro pastorale tra di loro, perché molto spesso sono connotate da una cultura di violenza, di superficialità e di banalità. Ma se noi scendiamo nell’intimo – la Chiesa, gli uomini e le donne di Chiesa, perché la Chiesa in sé è santa ed è l’opera di Dio – se facciamo lo sforzo di essere profetici, e per esserlo basta essere autentici, allora lì c’è la "calamita".








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