2016-05-20 18:36:00

Volo Egyptair, non escluso l'attentato, trovati resti umani


Resti umani, due sedili e alcune valigie che si trovavano sull'aereo Egyptair caduto ieri nel Mediterraneo con 66 persone sono stati trovati nello specchio di mare dove si cercano i rottami. Dal Papa, con un telegramma, è arrivata una  preghiera per le anime dei defunti e una testimonianza di solidarietà per i loro parenti. Alessandro Guarasci:

“Certamente non si può escludere che si sia trattato di un attentato terroristico”,  ha commentato così il ministro Paolo Gentiloni. Il presidente egiziano, Abdul Fattah al Sisi, ha assicurato che sara' fatta chiarezza e subito le autorità egiziane hanno evocato il movente terrosristico. Dal Cairo confermano che non ci sono superstiti.

Il New York Times scrive che il pilota e il co-pilota del volo non avevano alcuna affiliazione politica nota e avevano superato i loro controlli periodici, stando a quanto ha riferito una fonte anonima del Ministero dell'interno egiziano. L’aereo è precipitato in un tratto di mare tra le coste egiziane e l’isola di Creta e le ricerche stanno proseguendo senza sosta. Valige, sedili e anche resti umani sono stati trovati dalle squadre di soccorso.  Lo ha detto il ministro della difesa greco chiarendo che l'informazione gli è stata data dalle autorità egiziane, che coordinano le ricerche attorno a punto in cui presumibilmente si è inabissato l’aereo.   

 

Sulla possibilità di un attacco terroristico, al microfono di Daniele Gargagliano il commento di Azzurra Meringolo, ricercatrice ed esperta di geopolitica dell’Istituto Affari Internazionali:

R. – Non sottovaluterei quelle che sono delle dinamiche strettamente nazionali, che hanno a che fare con un’opposizione al regime di al-Sisi e a quanti, a livello internazionale, sostengono questo regime a parole e anche con i fatti. Per la prima volta, diversamente da quanto era successo con l’aereo russo in Egitto, partito da Sharm el-Sheikh, che ha subito torti simili, anche l’Egitto non ha escluso la questione di un attacco terroristico, lasciando cadere la possibilità di un guasto tecnico. Questa volta l’aereo è partito dal suolo francese, quindi le falle del sistema di sicurezza non rimandano direttamente allo Stato egiziano.

D. – Ciò, quindi, lascia pensare a un tipo di opposizione locale ad al-Sisi insomma…

R. – Certamente. Quando parliamo di terrorismo a livello nazionale e a livello locale, è difficile capire quanto poi su questo venga messo il "cappello" del cosiddetto Stato islamico. In molti casi, infatti, sono stati rivendicati attacchi dal cosiddetto Stato islamico, in ritardo, successivamente, quasi a volersi intestare la potestà di un attacco che ha ottenuto successo, anche se non abbiamo poi la certezza che siano state cellule jihadiste ad aver realizzato questi attacchi.

D. – Si parla già di "anno nero" per il presidente al-Sisi. Dopo le critiche sulla gestione del caso Regeni, adesso la sparizione dell’Airbus dell’Egyptair. C’è un rischio di poca trasparenza nelle indagini?

R. – C’è questo rischio, perché il giudiziario in Egitto non è un potere indipendente rispetto agli altri: non c’è una divisione dei poteri. Ogni potere in Egitto si deve confrontare con l’esecutivo. Sappiamo che anche quanti fanno le indagini sono condizionati da quelle che vengono chiamate le “linee rosse”, non soltanto relativamente agli argomenti, ma anche proprio ai soggetti verso i quali possono andare ad indagare. C’è una cosa che contraddistingue questi due eventi, anzi tre. Il primo, per quanto è successo all’aereo russo, diretto verso Mosca, il secondo quanto è successo all’Italia, a Giulio Regeni, e il terzo quanto è successo in Francia. Questi sono stati tre Paesi che uno dopo l’altro hanno garantito sostegno ad al-Sisi. La Russia ha cercato quasi in un primo momento di sostituirsi agli Stati Uniti, forse soltanto come “soft power”. Per quanto riguarda l’Italia, sappiamo che Matteo Renzi è stato il primo a dare fiducia ad al-Sisi, atterrando per primo a Il Cairo, quando il generale è diventato presidente, per stringergli la mano. Sappiamo di tutti gli interessi, gli accordi economici che sono stati firmati durante il periodo di al-Sisi. E infine, la Francia ha da poco firmato degli accordi sulla vendita di armi.

D. – La Francia è stata colpita un’altra volta: 15 cittadini francesi a bordo dell’aereo. Il governo di Parigi ha già inviato una sua delegazione che parteciperà alle indagini…

R. – La Francia è un obiettivo del terrorismo jihadista. Quindi, in diversi momenti dell’anno è già stato colpita all’interno dei suoi confini. Ora, la Francia ovviamente si deve confrontare con diverse questioni interne, come lo stato di emergenza delle manifestazioni, che ci sono anche all’interno del Paese contro il governo, e in tutto questo si troverà anche a dover gestire delle indagini su un caso molto caldo, che richiederà tempo, ma anche fermezza. Non è scontato che dall’altra parte – quindi dalla parte egiziana – si trovi terreno fertile per la cooperazione in queste indagini. Anzi, il caso di Giulio Regeni dice che questa collaborazione difficilmente ci sarà.








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