2016-05-19 11:59:00

Papa: accogliere migranti, paura terrorismo non ci faccia isolare


Nel mondo “frammentato e polarizzato” di oggi siamo chiamati a diventare “artigiani di pace”. E’ quanto sottolineato da Francesco nel discorso agli ambasciatori di Seychelles, Tailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia presso la Santa Sede. Il Papa ha quindi ribadito che non dobbiamo permettere che la paura del terrorismo ci faccia isolare e ha levato un nuovo appello per l’accoglienza dei migranti. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Nonostante le nostre diverse nazionalità, culture e religioni siamo “uniti dalla comune umanità e dalla condivisa missione di prenderci cura della società e del creato”. Lo ha sottolineato Papa Francesco parlando ad un gruppo di ambasciatori di diversi Paesi, in occasione della presentazione delle loro Lettere credenziali. Nel suo discorso, il Pontefice ha messo l’accento in particolare sull’urgenza del servizio alla pace e sull’accoglienza ai migranti.

Non isolarsi per la paura del terrorismo
“Questi problemi – ha osservato – richiedono non solo che riflettiamo su di essi e ne discutiamo, ma che esprimiamo anche segni concreti di solidarietà con i nostri fratelli e sorelle in grave necessità”. Un compito, ha rilevato, che “diventa sempre più difficile, perché il nostro mondo appare sempre più frammentato e polarizzato”:

“Molte persone tendono ad isolarsi di fronte alla durezza della realtà. Hanno paura del terrorismo e che il crescente afflusso di migranti cambi radicalmente la loro cultura, la loro stabilità economica e il loro stile di vita. Questi sono timori che comprendiamo e che non possiamo tralasciare con leggerezza, tuttavia devono essere affrontati con saggezza e compassione, così che i diritti e i bisogni di tutti vengano rispettati e sostenuti”.

Per quanti sono “afflitti dalla tragedia della violenza e della migrazione forzata – è stato il suo monito – dobbiamo essere risoluti nel far conoscere al mondo la loro condizione critica, così che, attraverso la nostra, possa essere udita la loro voce, troppo debole e incapace di far sentire il suo grido”.

Assistere i migranti con determinazione
Il Papa ha così ribadito che bisogna ricercare le “soluzioni alle molteplici cause che stanno alla base degli attuali conflitti”, specialmente “negli sforzi di privare delle armi quanti usano violenza, come pure di mettere fine alla piaga del traffico umano e del commercio di droga che spesso accompagna questo male”:

“Mentre le nostre iniziative in nome della pace dovrebbero aiutare le popolazioni a rimanere in patria, il momento presente ci chiama ad assistere i migranti e quanti si prendono cura di loro. Non dobbiamo permettere che malintesi e paure indeboliscano la nostra determinazione”.

Favorire dialogo e solidarietà, altrimenti le nostre società si indeboliscono
Piuttosto, ha soggiunto, “siamo chiamati a costruire una cultura del dialogo” per promuovere “un’integrazione che rispetti l’identità dei migranti e preservi la cultura della comunità che li accoglie, e arricchisca al tempo stesso entrambi”:

“Se incomprensione e paura prevalgono, qualcosa di noi stessi è danneggiato, le nostre culture, la storia e le tradizioni vengono indebolite, e la pace stessa è compromessa. Quando d’altra parte noi favoriamo il dialogo e la solidarietà, a livello sia individuale che collettivo, è allora che sperimentiamo il meglio dell’umanità e assicuriamo una pace duratura per tutti, secondo il disegno del Creatore”.

Papa Francesco non ha, infine, mancato di rivolgere un saluto particolare ai pastori e ai fedeli delle comunità cattoliche presenti nei Paesi rappresentati dagli ambasciatori ricevuti. A loro ha rivolto l’incoraggiamento “ad essere sempre messaggeri di speranza e di pace". "Penso - ha detto - in particolare a quei cristiani e a quelle comunità che sono numericamente minoritari e soffrono persecuzione per la loro fede; ad essi rinnovo il mio sostegno nella preghiera e la mia solidarietà”.








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