2016-05-16 13:43:00

Siria. Mons. Marayati: guerra ha distrutto tutto, ora la pace


Diplomazia e guerra. È la storia della Siria degli ultimi anni. Mentre i capi delle diplomazie di Russia e Usa, Lavrov e Kerry, annunciano un incontro per stasera a Vienna – dove domani si svolgerà un incontro del Gruppo di sostegno internazionale al Paese – a nord di Aleppo l’esercito turco ha colpito postazioni del Califfato, uccidendo una trentina di miliziani. E proprio da Aleppo giunge la testimonianza di mons. Boutros Marayati, arcivescovo degli armeni cattolici della città siriana, in questi giorni a Roma. Paolo Ondarza lo ha incontrato:

R. – Come sapete, la città è divisa in due: una parte è tra le mani dei ribelli jihadisti, terroristi e l’altra parte – dove viviamo noi – è sotto il controllo del governo. Purtroppo, il cessate-il-fuoco che hanno dichiarato tre, quattro mesi fa è caduto. Questi ribelli dopo il cessate-il-fuoco hanno cominciato a lanciare missili, colpi di mortai, bombe. La mia cattedrale è stata distrutta tempo fa, ma in questi ultimi giorni hanno cominciato nuovamente a colpire la città: piovevano missili e l’ospedale è stato distrutto. Siamo rimasti senza acqua, senza luce, senza elettricità. La gente è stanca, non ce la fa più. Tanti hanno lasciato il Paese, ma ora c’è un’altra ondata di cristiani che si prepara a fare altrettanto. Papa Francesco ci dice sempre: “Rimanete, non un Medio Oriente senza cristiani non ha senso”… È vero, ma come possiamo dire alla gente di rimanere quando ci sono tante vittime, martiri, sangue? Quello che ho chiesto al Santo Padre è una mediazione tra le grandi potenze per fare la pace.

D. – Parlavamo della presenza cristiana, una presenza importante, fondamentale da un punto di vista storico, culturale. La fuga dei cristiani da queste terre rappresenta una ferita enorme…

R. – Senz’altro. Bisogna dire che gli aiuti arrivano, ma la gente ormai non li vuole più... Vuole la pace!

D. – La pace che non è stata conosciuta da una generazione intera di bambini…

R. – Bambini che crescono senza infanzia, che non hanno conosciuto l’infanzia. In cinque anni di vita, non sanno cosa sia l’acqua corrente, cosa sia l’elettricità, cosa sia la sicurezza... Non sanno come dormire in pace. Ci sono bambini nati durante questa guerra e non sappiamo che ferite lascerà nelle loro anime tutto quello che stanno vivendo oggi. La guerra non ha distrutto solamente la pietra – la mia cattedrale, le chiese, le scuole – ma ha distrutto l’uomo!

D. – Che effetto le fa quando lascia la sua terra e viene in Europa, in Italia, trovare una situazione tanto diversa, vedere i volti dei bambini lì e qui. Chiaramente il contrasto è enorme…

R. – Sì, c’è un grande contrasto, ma so che anche qui in Italia, per esempio, in Europa avete vissuto i tempi della Seconda Guerra mondiale. Avete vissuto giorni di distruzione. Qui c’erano palazzi, quartieri una volta che poi sono stati rasi al suolo, ma poi la vita è ricominciata, no? I nemici di ieri, oggi sono amici. La pace è possibile e niente è impossibile per Dio.

D. – In questo senso, la preghiera assume un valore fondamentale…

R.  – Io sono venuto qui in Italia soprattutto per chiedere la preghiera. Questo è quello che ho chiesto al Santo Padre perché, come dice anche il Vangelo, ci sono spiriti maligni che non vanno via se non attraverso la preghiera, il digiuno. Allora, noi crediamo in ciò che Cristo ci ha detto. Ci ha detto di pregare e inoltre: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. Non dà la pace come la dà il mondo, cioè la pace dei politici, dei convegni… Non crediamo più in tutto questo ormai. Chiediamo e crediamo nella pace che ci dà Gesù Cristo, una pace che ci riporti tutti ad una fratellanza che abbiamo vissuto per tanti anni.








All the contents on this site are copyrighted ©.