2016-05-14 13:56:00

Sahara Occidentale e Marocco: riprendono le tensioni


Il Fronte di liberazione del Sahara Occidentale potrebbe riaprire il conflitto con il Marocco, che dal 1975 controlla la gran parte del suo territorio. Ex colonia spagnola, il Sahara Occidentale attende da anni l’organizzazione di un referendum per sancire la propria autodeterminazione, mentre la maggior parte della popolazione saharawi vive nei Campi profughi al confine con l’Algeria. Elvira Ragosta ha intervistato sull’argomento Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane:

R. – Il Fronte Polisario, a partire dall’ultimo congresso nel dicembre scorso, ha moltiplicato gli annunci di una probabile ripresa della guerra. Ma questo annuncio è rivolto soprattutto ai giovani, che all’interno del Fronte Polisario e della diaspora Saharawi, sono sempre più scontenti di come la situazione si sta evolvendo. Ma non credo che ci sia il rischio di una ripresa immediata.

D. – L’occupazione marocchina a partire dal 1975; la guerra; poi la missione di pace dell’Onu in attesa di un referendum sull’autodeterminazione, che si aspetta ormai da decenni. Ma qual è la posizione oggi dell’Onu? Ban Ki-moon ha visitato di recente i Campi profughi Saharawi in Algeria…

R. – L’Onu ha prorogato per un altro anno la missione dei Caschi Blu; però questa missione è fortemente limitata dall’espulsione del personale civile che il Marocco ha compiuto nel mese di marzo. Tant’è vero che la funzionalità dei Caschi Blu è fortemente ridotta e il Consiglio di Sicurezza ha chiesto invece che questa venga ripresa al più presto. Per il momento, però, la situazione rimane critica proprio per l’impossibilità di sorvegliare efficacemente il cessate-il-fuoco. Il Marocco ha accusato Ban Ki-moon di fare delle dichiarazioni non in linea con la posizione dell’Onu: Ban Ki-moon ha detto che il Sahara Occidentale è “occupato”. Ora, questa parola “occupazione” pare sia un tabù per la monarchia marocchina, ma in effetti i Caschi Blu sono impegnati da decenni sulla questione del Sahara Occidentale, proprio perché questo è occupato. Se non lo fosse, non ci sarebbe ragione neppure per l’intervento delle Nazioni Unite e della comunità internazionale.

D. – La strada verso il referendum è lunga e tortuosa: che tipo di previsioni si possono fare al riguardo?

R. – Il Marocco non vuole assolutamente che ci sia un referendum. Al massimo sarebbe disposto a un voto, ma solo di conferma del piano di autonomia che ha avanzato nel 2007. Ma non intende assolutamente porre la questione dell’indipendenza al voto dei Saharawi.

D. – Quanto è delicata la questione Saharawi oggi nel quadro geopolitico maghrebino, soprattutto con il pericolo del terrorismo?

R. – Il Sahara Occidentale continua a essere l’elemento di divisione all’interno del Maghreb, che impedisce di dare realizzazione all’Unione del Maghreb arabo, congelata di fatto da oltre 20 anni. Il rischio del terrorismo si è fatto particolarmente acuto in una situazione in cui la collaborazione tra gli Stati della Regione non è così intensa proprio a causa di queste difficoltà.

D. – Esistono ostacoli di natura economica all’indipendenza del Sahara Occidentale o è solo una questione politica, territoriale?

R. – I fosfati del Sahara Occidentale, unitamente alle miniere dei fosfati in Marocco, fanno sì che quest’ultimo sia il più grande esportatore di fosfati. Tuttavia la ragione principale da parte del Marocco è di natura politica.

D. – Dal punto di vista militare il Polisario, secondo lei, sarebbe capace di portare avanti un’offensiva nei confronti del Marocco?

R. – Tutto dipenderebbe dall’atteggiamento dell’Algeria, perché le armi vengono da lì. E io dubito che l’Algeria possa consentire che il Fronte Polisario riprenda la guerra. Sarebbe una destabilizzazione del Maghreb ancora più acuta e pericolosa di quella che è in atto in questo momento. 








All the contents on this site are copyrighted ©.