2016-05-13 14:12:00

Siria: anche il Belgio parteciperà ai raid contro l'Is


Si combatte e si continua a morire in Siria. Succede a Hama e a nella zona di Khan Eshieh dove a causa dell’assedio è a rischio la vita di circa 3 mila bambini. Intanto si amplia la coalizione anti Is, con l’inizio dei bombardamenti aerei anche da parte del Belgio, sin dal luglio prossimo. Le complicazioni però non mancano: dopo l’uccisione martedì del leader degli Hezbollah libanesi a Damasco, Mustafa Badreddine, si fa il nome di Israele. Gabriella Ceraso ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all'Università di Trieste:

R. – Certamente Israele, nella vicenda siriana, ha combattuto da anni una battaglia coperta e per il futuro continuerà a mantenere la guardia altissima al confine del Golan, riservandosi di intervenire, ove la sicurezza lo richiedesse, anche in territorio siriano e – secondo me – con un accordo coperto con la Federazione Russa. Accordo che ormai è trapelato e sta provocando, per la prima volta, anche delle dissonanze tra iraniani e russi, perché il vero nemico di Israele non è – naturalmente – la Federazione russa, tantomeno Assad – debolissimo – ma gli iraniani e i loro "protetti", tra cui in primis Hezbollah.

D. – Professore, condivide quanto ha detto oggi la Direzione Nazionale Antimafia in Italia, cioè che l’Is sta perdendo terreno in Siria e in Iraq e quindi ha difficoltà a far affluire i militanti e dunque al contrario cercherebbe di colpire in Occidente?

R. – Che sia in difficoltà, io credo non vi siano dubbi. L’operazione della Federazione Russa ha dato il “la” ad una nuova offensiva sia della coalizione guidata, appunto, dalla Russia, sia dalla coalizione occidentale e quindi questa volta il Califfato è stato stretto da entrambi i lati e anche la vicenda relativa alla Turchia, cioè l’opinione pubblica internazionale che sempre più ha impedito alla Turchia di sostenere, ove l’avesse fatto e clandestinamente, le forze del Califfato, hanno portato l’Is in una condizione molto diversa da quella vittoriosa di un paio di anni fa. Gli iracheni hanno riconquistato parte del loro territorio; Assad ha resistito e si combatte nelle zone che prima erano assolutamente controllate dal Califfato; i curdi hanno resistito e sono anche loro passati all’attacco; i vecchi amici sauditi turchi hanno difficoltà a continuare a finanziare... La tentazione, quindi, di andare ad azioni eclatanti verso l’Europa che confermino l’esistenza del Califfato è molto forte e le intelligence Nato e americana hanno già dichiarato che vi sono "cellule dormienti" in Gran Bretagna, in Germania, in Italia e – aggiungo io – in Olanda. Certamente, per fortuna passare da una strategia alle azioni non è semplice; ritengo tuttavia che vi sia del fondamento in questo cambio di strategia. Quindi bisogna assolutamente tenersi preparati perché tra "cellule dormienti" e circa 400 foreign fighters ritornati clandestinamente in Europa, ma pronti a combattere, siamo di fronte veramente un pericolo molto forte che assolutamente non sottovaluterei, Italia compresa.

D. – Il Belgio oggi ha comunicato che da luglio incomincerà a bombardare, con i suoi caccia, l’Is anche in Siria, oltre che in Iraq. Una scelta legata alla pressione degli alleati secondo lei o, come è stato in precedenza, a una minaccia che si sta rendendo più concreta anche sul proprio territorio?

R. – E’ difficile che la risposta provenga dall’interno; la risposta, secondo me, viene data perché l’alleanza Nato negli ultimi tempi ha dato chiarissimi segni di voler contrattaccare e di cercare una strategia che parta da una coesione europea per colpire nel Mediterraneo, spiegando ai Paesi che hanno paura di farlo che tanto, comunque, se devono essere attaccati, vengono attaccati anche se si tengono nelle retrovie. In base a questa logica, il Belgio ha deciso di attaccare.








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