2016-05-13 12:48:00

Pubblicato testo integrale del colloquio del Papa con le religiose


La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il testo integrale del lungo colloquio che ieri Papa Francesco ha avuto con le religiose dell’Unione delle Superiore maggiori (Uisg). Ripercorriamo alcuni passi significativi di questo dialogo nel servizio di Sergio Centofanti:

Le donne nei processi decisionali della Chiesa
Un colloquio vivace e affettuoso, in cui Papa Francesco ha risposto a braccio alle domande delle religiose. La prima riguardava un migliore inserimento delle donne nella vita della Chiesa, in particolare nei processi decisionali:

“E’ vero che le donne sono escluse dai processi decisionali nella Chiesa: escluse no, ma è molto debole l’inserimento delle donne lì, nei processi decisionali. Dobbiamo andare avanti”.

L'omelia
Si deve andare avanti – ha spiegato – “perché per tanti aspetti dei processi decisionali non è necessaria l’ordinazione”. Per il Papa “è molto importante l’elaborazione delle decisioni: non soltanto l’esecuzione, ma anche l’elaborazione, e cioè che le donne, sia consacrate sia laiche, entrino nella riflessione del processo e nella discussione. Perché la donna guarda la vita con occhi propri e noi uomini non possiamo guardarla così. E’ il modo di vedere un problema, di vedere qualsiasi cosa, in una donna è diverso rispetto a quello che è per l’uomo. Devono essere complementari”. Il Papa ha quindi affrontato il problema della predicazione nella Celebrazione Eucaristica:

“Non c’è alcun problema che una donna – una religiosa o una laica – faccia la predica in un Liturgia della Parola. Non c’è problema. Ma nella Celebrazione Eucaristica c’è un problema liturgico-dogmatico, perché la celebrazione è una - la Liturgia della Parola e la Liturgia Eucaristica, è un’unità – e Colui che la presiede è Gesù Cristo. Il sacerdote o il vescovo che presiede lo fa nella persona di Gesù Cisto. E’ una realtà teologico-liturgica. In quella situazione, non essendoci l’ordinazione delle donne, non possono presiedere. Ma si può studiare di più e spiegare di più questo che molto velocemente e un po’ semplicemente ho detto adesso”.

La tentazione del femminismo
Il Papa invita le religiose a evitare due tentazioni. La prima è il femminismo:

“Il ruolo della donna nella Chiesa non è femminismo, è diritto! E’ un diritto di battezzata con i carismi e i doni che lo Spirito ha dato. Non bisogna cadere nel femminismo, perché questo ridurrebbe l’importanza di una donna. Io non vedo, in questo momento, un grande pericolo riguardo a questo tra le religiose. Non lo vedo.  Forse una volta, ma non in genere non c’è”.

La tentazione del clericalismo
La seconda tentazione, “molto forte”, “è il clericalismo”. Un “atteggiamento negativo”…  

“Ed è complice, perché si fa in due, come il Tango che si balla in due… Cioè: il sacerdote che vuole clericalizzare il laico, la laica, il religioso e la religiosa, il laico che chiede per favore di essere clericalizzato, perché è più comodo”.

Commissione di studio sul diaconato permanente alle donne
Una religiosa chiede al Papa la possibilità di costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione del diaconato permanente aperto anche alle donne. Papa Francesco ricorda quanto gli disse sul problema un teologo siriano. Nei primi tempi della Chiesa c’erano le “diaconesse”, ma non è chiaro quale fosse il loro ruolo: “Ci sono alcune pubblicazioni sul diaconato nella Chiesa – afferma il Papa - ma non è chiaro come fosse stato. Credo che chiederò alla Congregazione per la Dottrina della Fede che mi riferiscano circa gli studi su questo tema, perché io vi ho risposto soltanto in base a quello che avevo sentito da questo sacerdote che era un ricercatore erudito e valido, sul diaconato permanente. E inoltre vorrei costituire una commissione ufficiale che possa studiare la questione: credo che farà bene alla Chiesa chiarire questo punto; sono d’accordo, e parlerò per fare una cosa di questo genere”.

Servizio, non servitù
Sul ruolo delle donne consacrate, il Papa ribadisce con forza che svolgono un lavoro di servizio e non di servitù, come talvolta invece si tende a considerare:

“Ma pensiamo a un parroco, un parroco che per sicurezza immaginiamo: ‘No, no, la mia canonica è in mano a due suore’ – ‘E sono loro che gestiscono?’ – ‘Sì, sì!’ – ‘E cosa fanno di apostolato, catechesi?’ – ‘No, no, soltanto quello!’. No! Questo è servitù! Mi dica, signor parroco, se nella sua città non ci sono donne brave, che hanno bisogno di lavoro. Ne prenda una, due, che facciano quel servizio. Queste due suore, che vadano nelle scuole, nei quartieri, con gli ammalati, con i poveri. Questo è il criterio: lavoro di servizio e non di servitù! E quando, a voi Superiore, chiedono una cosa che è più di servitù che di servizio, siate coraggiose nel dire ‘no’. Questo è un criterio che aiuta parecchio, perché quando si vuole che una consacrata faccia un lavoro di servitù, si svaluta la vita e la dignità di quella donna. La sua vocazione è il servizio: servizio alla Chiesa, ovunque sia. Ma non servitù!”.

Avidità di denaro e buona amministrazione
C’è poi la questione dei soldi nella vita consacrata. “Non dobbiamo mai dimenticare – dice - che il diavolo entra ‘per le tasche’: sia per le tasche del vescovo, sia per le tasche della Congregazione”. Infatti, “l’avidità di denaro è il primo scalino per la corruzione di una parrocchia, di una diocesi, di una Congregazione di vita consacrata”. Diversa, invece, è la questione di “una buona amministrazione, forse con qualche investimento, quello è prudente: per le case di formazione, per portare avanti le opere povere, portare avanti scuole per i poveri, portare avanti i lavori apostolici”:

“Ma per favore, non lasciatevi ingannare dagli amici della congregazione, che poi vi ‘spenneranno’ e vi toglieranno tutto. Ho visto tante case, o mi hanno raccontato altri, di suore che hanno perduto tutto perché si sono fidati di quel tale… “molto amico della congregazione”! Ci sono tanti furbi, tanti furbi. La prudenza è non consultare mai una sola persona: quando avete bisogno, consultare varie persone, diverse. L’amministrazione dei beni è una responsabilità molto grande, molto grande, nella vita consacrata”.

Preghiere e opere secondo il proprio carisma
Una religiosa confida al Papa che alcune autorità ecclesiali vorrebbero che le suore fossero più concentrate su una forma di vita mistica:

“Tutte le religiose, tutte le consacrate devono vivere misticamente, perché il vostro è uno sposalizio; la vostra è una vocazione di maternità, è una vocazione di essere al posto della Madre Chiesa e della Madre Maria. Ma quelli che vi dicono questo, pensano che essere mistico è essere una mummia, sempre così pregando… No, no. Si deve pregare e lavorare secondo il proprio carisma; e quando il carisma ti porta ad andare avanti con i rifugiati, con i poveri tu devi farlo, e ti diranno ‘comunista’: è il meno che ti diranno. Ma devi farlo”.

Necessità del riposo
Infine, una parola di incoraggiamento del Papa alle Superiore maggiori che devono affrontare grandi fatiche:

“Ma datevi anche un respiro! Il riposo, perché tante malattie vengono dalla mancanza di un sano riposo, riposo in famiglia… Questo è importante per sopportare il peso della giornata”.








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