2016-05-11 12:29:00

Papa prega per il Brasile. Padre Chiera: crisi colpisce i più deboli


Al termine dell’udienza generale il Papa ha rivolto un particolare saluto ai fedeli brasiliani auspicando che il Paese, in questo momento di difficoltà, possa procedere “sui sentieri dell’armonia e della pace, con l’aiuto della preghiera e del dialogo”. In Brasile, oggi il Senato dovrebbe votare l’impeachment della presidente Dilma Rousseff accusata di aver manipolato i bilanci: basterà la maggioranza semplice per sospenderla dalla carica per almeno di 180 giorni, mentre avrà inizio il processo vero e proprio. Una crisi istituzionale gravissima che colpisce soprattutto i più poveri come dice, al microfono di Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor” in Brasile, presente oggi in Piazza San Pietro:

R. – In Brasile c’è la crisi politica, ma c’è la crisi generalizzata a tutti i livelli, morale, religiosa … e questo è quello che ci fa più paura. La crisi politica è una conseguenza. Cosa sta succedendo? I poveri, che hanno incominciato a essere soggetti, anche con tutti i limiti – io non assolutizzo nessun governo – adesso hanno paura: paura di perdere anche le conquiste che ci sono state. E noi vediamo che già ci sono segni grandi di disoccupazione, di inflazione, di abbandono a livello educativo, di abbandono a livello sociale … E noi, che lavoriamo nella periferia della periferia con gli ultimi, lo sentiamo fortemente perché ci sentiamo abbandonati. C’è molta violenza, c’è molto narcotraffico, c’è molta droga e la gente è stanca e non sa cosa fare. Crede di poter risolvere questi problemi facendo altra violenza. In quattro anni, 230 mila persone assassinate, in maggior parte giovani …

D. – Prima dei Mondiali di calcio, “Casa do menor” aveva lanciato un forte allarme, che purtroppo poi si è verificato, e cioè che per mostrare la “vetrina”, si è poi però cancellata senza nessun rispetto la vita di molti poveri. Con le Olimpiadi si rischia questo un’altra volta?

R. – Noi stiamo continuando la stessa esperienza. Rio sta diventando bella: la stanno rifacendo tutta. Diventerà bella! Ma si cerca di nascondere, di togliere tutto quello che può fare brutto, che può sporcare. E chi sporca sono i poveri e chi sporca sono i negri, chi sporca sono i ragazzi, chi sporca è il popolo abbandonato. La “crackolandia” adesso è confinata: a livello di ragazzi, non ci sono più tanti ragazzi in strada, perché la polizia li scaccia. Vai a Copacabana: non ci sono più. Allora dicono: “Ma non ci sono più i ragazzi di strada!”: lo sai dove sono? Nel narcotraffico. Perché è l’unico spazio dove hanno protezione, visibilità e possibilità di vivere. Però, nel narcotraffico loro sono addestrati a uccidere e a essere uccisi. Anche se quantitativamente sembra che sia minore l’abbandono, ma è molto più grave perché sono ragazzi attinti dalla violenza e loro stessi molto violenti. Ragazzi che hanno ucciso e mi dicono: “Padre, tu non sai che se io non uccido, mi uccidono!”. E noi stiamo cercando di essere presenti in queste frange più povere e più ferite. Noi lavoriamo molto con i bimbi abbandonati: “bimbi”! Storie di violenza che noi adulti facciamo su di loro, cose che sono vergognose. Il Papa è indignato, io lo sono con lui. E noi crediamo che adesso le cose peggiorino. Lo Stato di Rio è in fallimento: lo Stato è in fallimento. I vescovi hanno lanciato questa voce molto forte, dicendo al governo che deve guardare ai poveri e adesso noi abbiamo molta paura che torniamo al passato. E questo mi fa soffrire molto.








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