2016-05-10 13:31:00

Vescovi indiani condannano stupro e omicidio di una ragazza dalit


È una condanna ferma e risoluta quella che la Conferenza episcopale dell’India (Cbci) fa dello stupro e l’omicidio di una ragazza dalit: Jisha - questo il suo nome - aveva 28 anni e studiava giurisprudenza. Il 28 aprile, è stata violentata, ferita 38 volte e poi uccisa nel distretto di Enakulam, in Kerala. “Condanniamo con durezza – si legge in una nota dell’Ufficio per le donne della Cbci, citata dall’agenzia AsiaNews – l’atto barbaro ed orribile contro una donna ed esprimiamo profonda preoccupazione per la vita e la dignità delle donne nel nostro Paese”.

Un omicidio assurdo
“È assurdo – prosegue la nota - che una donna venga schernita, molestata e abusata a qualunque età, e che essa non sia al sicuro nemmeno in casa propria. Questo pone questioni sulla sicurezza delle donne oggi in India”. La condanna dei vescovi si unisce a quella della società civile, che da giorni protesta contro il drammatico episodio.

Preoccupazione per la sicurezza delle donne
“Questo orribile e brutale attacco contro una giovane donna – afferma Pascoal Carvalho, membro della Pontificia accademia per la vita (Pav) e della Commissione diocesana per la vita - è una vergogna per la sicurezza delle nostre donne e una macchia per il modo in cui le trattiamo”. “La violenza contro le donne – aggiunge - è l’esempio più diffuso delle violazioni dei diritti umani, perché i pregiudizi di genere sono prevalenti in India e causano gravi preoccupazioni per la sicurezza delle donne”.

Industria dell’utero in affitto rafforza stereotipi contro genere femminile
​Secondo Carvalho, “questo è il risultato di una cultura che considera l’uomo al di sopra della donna”. Una cultura rafforzata anche da forme di sfruttamento come l’utero in affitto, una pratica che “in India fattura ogni anno oltre due miliardi di dollari”, spiega l’esponente della Pav. Tale “industria – conclude - rafforza gli stereotipi di genere secondo cui la donna è solo una merce e porta allo sfruttamento delle madri surrogate”. (I.P.)








All the contents on this site are copyrighted ©.