2016-05-06 19:53:00

Il laburista Sadiq Khan, musulmano, eletto sindaco di Londra


Londra si appresta ad avere un nuovo sindaco. Si tratta del 45enne di origine pakistana, Sadiq Khan, del Partito Laburista. Netta la sua affermazione, ancora ufficiosa, sul candidato conservatore, Zac Goldsmith, con quasi 10 punti percentuali. Nella storia dei Paesi europei è il primo sindaco di fede musulmana. Ma ieri, oltre a quelle londinesi, in Gran Bretagna vi sono state altre importanti consultazioni. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Nel pieno rispetto di sondaggi ed exit poll, Sadiq Khan, già nell’entourage dell'ex leader laburista Miliband, si aggiudica la guida di Londra. Sostituisce il conservatore Boris Johnson. Un voto dai risvolti non solo locali. Khan prende il posto di Johnson, che è uno dei più strenui fautori dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Le elezioni di ieri hanno invece visto un risultato deludente per il partito laburista, che in Scozia per il parlamento semi-autonomo è diventato addirittura la terza forza, dietro allo Scottish National Party e ai Conservatori. Voto anche in Galles e in Irlanda del Nord, sempre per i parlamenti locali, e per due seggi del parlamento nazionale. Prossimo appuntamento alle urne per i britannici il 23 giugno col referendum sulla cosiddetta Brexit. Ma torniamo al significato dell’elezione di Khan a sindaco di Londra. Sentiamo Riccardo Alcaro, dell’Istituto Affari Internazionali:

R. – Non c’è dubbio che si tratti di un evento molto, molto significativo; è il primo funzionario eletto di una grande capitale europea di fede musulmana in un periodo in cui l’islam viene spesso associato con un flusso di migranti difficilissimo da integrare nonché, ovviamente, anche con i pochi, ma chiaramente molto visibili radicali estremisti che usano la violenza.

D. - Quindi una sorta di apertura a quello che può essere un dialogo all’interno dell’Europa che in questo momento sembra mancare …

R. – Questo dipenderà molto dalla capacità dell’individuo di avviare un’agenda di dialogo che poi possa addirittura avere una risonanza europea. Credo che in questo caso, più che le iniziative specifiche che potranno essere messe in atto dal prossimo sindaco di Londra, è proprio il valore simbolico quello che conta.  L’idea  è che le società occidentali, in questo caso quella britannica, siano in effetti società durali nelle quali la discriminazione per religione è esclusa. Sadiq Kahn è di una religione che appartiene comunque ad una minoranza della società ed una minoranza piuttosto recente della stessa; è un uomo molto povero, perché comunque viene da una famiglia molto, molto povera e può ascendere alle più alte cariche elettive attraverso un percorso politico abbastanza tradizionale all’interno di un partito.

D. - La vittoria di Sadiq Kahn va anche letta come una prima scelta di campo dei londinesi su quello che sarà poi il referendum sull’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea …

R. - Direi di sì, però la fotografia politica che mi interessa di più non è tanto quella su Londra quanto sull’intero Regno Unito che mostra in parte quali saranno i blocchi elettorali che si esprimeranno in un senso  o nell’altro in questo referendum di importanza capitale del 23 giugno. Londra è senz’altro più europeista. Non credo che con l’elezione di Kahn dia un segnale particolare - perché questo già si sapeva -, non credo che ci siano residui di Boris Johnson che era comunque un sindaco molto popolare, ma che ha preso la decisione di sostener Brexit per motivi di competizione interna al partito conservatore – Jhonson probabilmente non vuole sfidare la leadership di Cameron –; quindi noi vediamo che c’è un blocco pro – europeista sicuramente concentrato a Londra, però treniamo presente che il successo degli anti europeisti o dei fautori del Brexit è dovuto soprattutto all’Inghilterra che non fa parte di Londra, proprio a quell’Inghilterra che vede Londra sempre più come un corpo estraneo come un cuore che non sembra più corrispondere al resto del corpo. Londra è una città globalizzata; i fautori del Brexit, non tutti però moltissimi, hanno un’idea più sovranista, più isolazionista di quello che deve essere il futuro della loro nazione.








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