2016-05-04 14:34:00

Ue: via libera per la liberalizzazione dei visti dalla Turchia


La Commissione europea raccomanda a Consiglio e Parlamento Ue la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi nell'area Schengen. Si tratta di uno dei punti più controversi dell’accordo Ue-Turchia per ridurre gli sbarchi dei migranti in Grecia. Da Bruxelles è anche arrivato il via libera all’estensione di ulteriori sei mesi dei controlli ad alcune delle frontiere di cinque Paesi Schengen: Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Intanto, il Centro Astalli, che continua a chiedere all’Unione Europea di aprire corridoi umanitari per chi fugge soprattutto dalla Siria, ha annunciato la sospensione, fino a nuovo ordine, delle attività del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ad Aleppo, in Siria. Francesca Sabatinelli hai intervistato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli:

R. – Quello che è accaduto è la conseguenza dell’escalation di violenza, di attacchi e di scarico di bombe su Aleppo a cui assistiamo negli ultimi giorni. Quindi in via precauzionale, siccome è rimasto ferito il figlio di uno degli operatori che lavorano al Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, per tutelare anche la popolazione che poi avrebbe accesso a questi servizi, sono state sospese le attività con il tentativo di rivalutare la situazione nei giorni successivi.

D. – Sospendere le attività del Jesuite Refugee Service in una città come Aleppo cosa significa? Quali sono le ricadute per la popolazione?

R. – Vuol dire mettere la popolazione ancora di più in una situazione di difficoltà, perché i servizi erano di tipo primario, quindi consegna degli alimenti, mense, e così via. Quindi, significa prostrare ulteriormente una popolazione già in ginocchio per questa situazione di guerra che va avanti ormai da cinque anni.

D. – Il Centro Astalli da mesi chiede all’Unione Europea di cambiare faccia alla sua politica nei confronti dei migranti. Siete stati critici verso l’accordo dell’Unione Europea con Ankara e continuate a sollecitare l’apertura di corridoi umanitari …

R. – Sì, noi insistiamo e  ribadiamo con forza che questa è l’unica soluzione, finché non si risolve il conflitto, per poter permettere alle persone che ormai da tanto tempo, troppo tempo, sono prostrate dalla guerra, di arrivare in sicurezza nei nostri Paesi. Non possiamo permetterci come Europa di condannare queste persone, oltre che alla guerra, anche a fare dei viaggi che mettono a rischio la loro vita.

D. – Eppure l’Europa sta andando in altra direzione, ciò che si ribadisce è il fatto che gli arrivi dalla Turchia verso la Grecia sono crollati. Questo non accade ora per il Mediterraneo, però …

R. – Esatto, non abbiamo risolto il problema, lo abbiamo soltanto spostato e credo che questo sia proprio il segno di una mancanza di assunzione di responsabilità da parte dell’Unione Europea che “sposta al confine che viene prima”. Lo abbiamo visto in molti Stati dell’Unione Europea e adesso lo facciamo con le frontiere esterne. Quindi, non è questa la via da percorrere, la via da percorrere è quella di aiutare la risoluzione della guerra con accordi internazionali ma, soprattutto, aiutare la popolazione attraverso i canali umanitari.








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