2016-04-30 14:51:00

Grecia: la crisi è grave ma crescono solidarietà e creatività


I ministri delle Finanze dell'eurozona terranno una riunione straordinaria sulla Grecia il prossimo 9 maggio. In Europa, infatti, torna alto all’allarme per i conti ellenici dopo che Bruxelles ha chiesto nuove riforme e misure di austerity ad Atene, condizione per sbloccare altri aiuti da 86 miliardi di euro. Secondo il commissario per gli affari economici “ci sono tutte le condizioni per trovare un accordo”. Intanto, malgrado sia stato evitato il deafault, il popolo greco continua a versare in una stato di grave indigenza economica. Marco Guerra ha intervistato Francesca Brufani, volontaria della Caritas greca:

R. – Passeggiando per Atene è molto evidente e visibile, anche ad occhio nudo, l’impatto della crisi e delle misure di austerity; nel centro della città c’è veramente una sfilata di negozi chiusi, di interi palazzi sfitti: non solo negozi, ma anche alberghi. E questo è particolarmente visibile nelle zone centrali. Ricordo un giorno di aver contato i negozi che erano chiusi solamente in un tratto di strada – una delle vie che si diramano dal centro – circa una quarantina avevano le insegne chiuse. Questo senz’altro è il lato più evidente e tangibile venendo qui in Grecia.

D. – Dopo circa sette anni di crisi che società è quella greca? Come sta il corpo sociale greco?

R. – Nel mio lavoro come operatore Caritas vedo una Grecia che resiste, nonostante le grandissime difficoltà e soprattutto a dispetto del livello sanitario che è stato completamente distrutto, e che ora è pari a quello di un Paese in situazione post-bellica. Ecco, nonostante questo, mi sorprendo sempre nel vedere la creatività dei greci che consiste nel reinventarsi, lottare, non abbattersi, reinventare il proprio lavoro… Inoltre, un altro aspetto molto evidente che è emerso con la crisi è il fatto di assemblarsi, riunirsi, ritrovarsi insieme, creare delle realtà parallele a quello che lo Stato non può più fornire e con le quali di fatto la Grecia sta andando avanti. Per esempio sono nate tantissime cliniche e farmacie sociali, così come supermercati sociali, dove le persone che hanno perso il lavoro o non possono più permettersi un’assicurazione sanitaria possono gratuitamente usufruire di questi servizi. E c’è da dire che il popolo greco sta mostrando, l’uno con l’altro, ma anche verso i profughi che stanno arrivando, una grandissima generosità.

D. – Quindi ci sono segni di speranza e di ripresa, soprattutto tra i giovani: quali sono le prospettive di questo Paese?

R. – Ci sono segni di speranza, però è difficile parlare di “ripresa”, perché i giovani, almeno quelli con cui abbiamo modo di interagire nel nostro contesto Caritas, ci dicono che di solito loro non vedono grandi alternative se non quella di andare via dal Paese. È importante il dato dei giovani, che ad oggi sopravvivono grazie alla pensione dei nonni e che quindi sono costretti a vivere con i propri genitori o a ritornare alla terra ad esempio. Tanti giovani laureati, plurilaureati, con master, ritornano alla terra dalle grandi città. Quindi, la prospettiva che si apre per loro è o quella di andare fuori o quella di ritornare alla terra e alla coltivazione e di inventarsi in qualche modo il lavoro. È chiaro che questo non è sufficiente dato anche il costo della vita che è sempre più alto – nell’ultimo anno è aumentato del 18% – e parlo di pasta, olio, latte e pane, con delle tasse sempre più stringenti, soprattutto quelle sulle proprietà e la sanità che è a livello zero.








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