Portare il Vangelo a tutti, valorizzare le risorse umane, ottimizzare i costi perché ogni euro speso deve avere “una motivazione apostolica”. Sono alcuni dei punti forti dell’intervento che mons. Dario Edoardo Viganò ha tenuto alla Sala Stampa della Santa Sede, rivolgendosi ai partecipanti al 10.mo Seminario dei Comunicatori – 400 di 40 Paesi – promosso dalla Pontificia Università Santa Croce. Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione ha quindi sottolineato che il criterio fondamentale della riforma dei media vaticani è il “criterio apostolico”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La riforma dei media vaticani per essere efficace dovrà riguardare non solo le strutture ma anche i “processi comunicativi”. E’ quanto sottolineato da mons. Dario Edoardo Viganò che – parlando ai partecipanti al Seminario sulla Comunicazione della Santa Croce – si è soffermato sul tema “La Chiesa e le nuove sfide della Comunicazione”.
Riforma dei media vaticani segue “criterio apostolico”
Mons. Viganò ha tenuto a sottolineare che il criterio fondamentale, la parola chiave
per comprendere la riforma dei media vaticani in corso, è “il criterio apostolico”
da cui seguono tutti gli altri. L’obiettivo è dunque far sì che il Vangelo e il Magistero
del Papa raggiungano il cuore delle persone, di tutti. Questo criterio apostolico,
ha proseguito, va poi declinato in modo che non sostituisca la comunicazione delle
Chiese locali e al tempo stesso sostenga le comunità ecclesiali che più hanno bisogno.
Ripensare la comunicazione, cambiare processi non solo strutture
Dopo aver illustrato la “timeline” della riforma che vede quest’anno coinvolti Radio
Vaticana e Centro Televisivo Vaticano, mons. Viganò ha ribadito che la riforma dei
media vaticani non è solamente un “cambiamento semantico”, un maquillage o un semplice
accorpamento o coordinamento di strutture. Si tratta, ha detto, di “ripensare” la
comunicazione vaticana così da renderla più efficace e performante soprattutto in
un momento in cui – con lo sviluppo dei media digitali – è necessaria una maggiore
convergenza e interattività. In particolare, ha soggiunto, bisogna ripensare i processi
produttivi “in modo trasversale” così da portare ad un “nuovo flusso comunicativo”.
Dunque, un sistema comunicativo nuovo, che sia anche aggiornato a livello tecnologico,
ma che al contempo non dimentichi le realtà più bisognose, anche sul fronte della
comunicazione.
Una comunicazione che non guardi il proprio ombelico
Il prefetto del dicastero per la Comunicazione ha, quindi, avvertito che bisogna vincere
la retorica autoconsolatoria e “aprire le finestre” per vedere se davvero rispondiamo
alle domande dei nostri interlocutori, vincendo dunque la tentazione di guardare il
proprio ombelico. Per questo, ha detto, vanno valorizzate le risorse umane attraverso
alcuni punti forti come la formazione, la riorganizzazione, il team building,
la partecipazione e la condivisione. Mons. Viganò ha affermato che ritiene fondamentale
in questo processo il “gioco di squadra”, per vincere i mali dell’individualismo e
del mancato coordinamento.
Dalla leadership gerarchica alla leadership “retarchica”
Rilevando l’entusiasmo di quanti stanno lavorando alla realizzazione di questa riforma,
il prefetto della Segreteria per la Comunicazione ha quindi messo l’accento sull’importanza
di una leadership, in particolare nella comunicazione, che non sia più gerarchica,
direttiva, quanto piuttosto “retarchica”, che guardi alla rete dei suoi collaboratori,
che valorizzi il personale. Una guida che si basi sulla condivisione, che sia capace
di trasformare un deficit comunicativo in un surplus comunicativo. Una leadership
più interessata ad orientare domande che a ricevere risposte. Infine, rispondendo
alle domande dei partecipanti, mons. Viganò ha tenuto ad evidenziare che nella comunicazione
– a qualsiasi livello – è fondamentale coltivare i rapporti umani, creare un contesto
di simpatia umana. Il cuore, infatti, ha concluso, si apre solo ad un amico.
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