2016-04-26 12:33:00

Turkson a Lusaka: contro la fame, serve economia sostenibile


Per rispondere alle sfide della fame e della malnutrizione in un mondo che spreca il 40 per cento del suo cibo, la tecnologia da sola non basta: occorre piuttosto puntare su un’economia sostenibile. È quanto ha affermato il card. Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, intervenendo ieri a Lusaka, in Zambia, ad una conferenza di alto livello organizzata dalla Conferenza episcopale locale (Zec) sull’impatto ambientale dell’agricoltura e delle attività estrattive su larga scala. Un tema particolarmente avvertito nel Paese e in tutto il Continente, dove gli effetti dei cambiamenti climatici si fanno sentire in modo allarmante, come testimonia, tra l’altro, la grave siccità che in questi mesi sta compromettendo i raccolti in diversi Paesi africani. 

Aumentare consapevolezza su importanza della salvaguardia del Creato
Il presidente del dicastero vaticano è stato invitato ad illustrare ai partecipanti la “Laudato si'.” L’incontro, infatti, ha avuto come obiettivo quello di creare ed aumentare la consapevolezza sull’importanza dell’ecologia umana e della salvaguardia del Creato, così come indicato dall’Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune.  

Puntare su economia sostenibile aiutando i piccoli produttori
Nella sua relazione, dopo avere spiegato i punti  salienti del documento pontificio sull’ecologia integrale, il card. Turkson ha chiamato in causa i nuovi metodi e tecniche di produzione per aumentare i raccolti agricoli nel breve termine. Metodi – ha evidenziato – che di fatto scatenano un circolo vizioso: l’esaurimento delle risorse naturali che riduce la produttività che, a sua volta, porta a un’ulteriore dannosa sottrazione di risorse alla natura. Secondo il presidente di Giustizia e Pace, è invece necessario che il mondo punti sulla sostenibilità che si aiuta con misure a sostegno dei piccoli produttori e di una produzione diversificata.

Le responsabilità delle industrie estrattive
Anche le attività estrattive, ha proseguito il porporato, aggrediscono l’ambiente e sono un esempio ancora più grave di quel “debito ecologico” di inquinamento e destabilizzazione sociale ed economica lasciato dalle industrie straniere nei Paesi produttori di materie prime. Chi sfrutta le miniere ha il dovere di condividere le risorse naturali con le popolazioni locali e di averne cura insieme ad esse.

Pensare alle generazioni future
Nonostante i danni arrecati dalle attività umane all’ambiente, ha concluso il card. Turkson citando Papa Francesco, “non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi”. Quindi l’appello conclusivo: “Abbiamo ricevuto questo mondo come il nostro giardino, non lasciamo in eredità ai nostri figli e alle future generazioni una landa selvaggia”. (A cura di Lisa Zengarini)








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