2016-04-25 13:42:00

Giornata contro la malaria. Oltre 400 mila le vittime nel mondo


Si celebra oggi la Giornata mondiale per la lotta contro la malaria. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), solo nel 2015 sono 438 mila le persone morte a causa di questa patologia, mentre oltre 200 milioni ne sono state colpite. Infatti, nonostante negli ultimi 15 anni il tasso globale della malattia si sia ridotto del 60%, la metà della popolazione mondiale è ancora a rischio. Tra zone più colpite il continente africano e il Sudest asiatico. Ne parla Giovanni Maga, virologo al Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia, al microfono di Marina Tomarro:

R. – La malaria oggi è ancora una delle principali cause di infezione e anche di morte, soprattutto nei Paesi delle zone povere, più sottosviluppate: parliamo quindi della fascia equatoriale, tropicale, dove soprattutto è diffusa la zanzara che è il veicolo di trasmissione di questo parassita – il plasmodio – che poi infetta le cellule del sangue e quindi causa la patologia. Anche se sono più di 100 anni che conosciamo le dinamiche di trasmissione di questo parassita, ancora oggi abbiamo una certa difficoltà a controllare la diffusione della malattia. Esistono farmaci efficaci sia per la profilassi sia per la terapia, ma il fatto che sia trasmessa da una zanzara rende difficile il contenimento di questa infezione.

D. – A che punto è la ricerca, adesso?

R. – Ci sono ovviamente delle apertura molto interessanti, dal punto di vista dello sviluppo di nuovi farmaci sempre più efficaci, si sta cercando anche di sviluppare un possibile vaccino… Il problema è che questo parassita è un protozoo, quindi un essere vivente più complesso di un batterio. Oggi, da un lato c’è la ricerca dal punto di vista farmacologico, dall’altro si cerca di trovare strategie per il controllo dei vettori, perché ovviamente se si riuscisse a limitare la diffusione della zanzara soprattutto in ambienti urbani, si potrebbe abbattere notevolmente il numero delle nuove infezioni. Così come è importantissimo lavorare sul miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, sul rifornimento di acqua potabile, sull’utilizzo di acquedotti invece di andare a prendere l’acqua ai pozzi… La lotta alla malaria passa non solo dalla scienza, ma soprattutto da un miglioramento delle condizioni di vita e delle infrastrutture dei Paesi colpiti.

R. – Quali sono i modi migliori per prevenire questa malattia, allora?

R. – Chiaramente, per una persona che si rechi per turismo o per lavoro nelle zone in cui la malaria è endemica, ci sono i protocolli di profilassi che quindi possono proteggere la persona per un limitato periodo di tempo in cui si troverà esposta alla zanzara. Ma per le persone che vivono in quei posti, chiaramente la prima cautela è quella di utilizzare sistemi di protezione come le reti antizanzare, gli insetticidi, i repellenti ma soprattutto – nel lungo periodo – educare e creare le condizioni perché non si conservino quantità d’acqua nei vasi che possono essere un incubatore per le uova delle zanzare. Per cui la protezione, ovviamente, passa nel cercare di proteggersi dai morsi degli insetti con le tecniche normali, ma anche nel migliorare la qualità della vita e le strutture urbane dei Paesi colpiti.

D. – Ma si riuscirà davvero a debellarla per sempre, secondo lei?

R. – Secondo me, l’unico strumento che potrebbe di fatto bloccare completamente la diffusione della malattia è un vaccino preventivo. Quindi, secondo me è possibile limitare molto di più la diffusione della malattia di quanto sia oggi, nell’attesa di avere poi lo strumento principe per poter proteggere le popolazioni su larga scala. E questo è un passaggio non facile proprio in considerazione dei Paesi che sono coinvolti, perché oltre a sviluppare le strategie, bisogna poi anche applicarle e renderle efficaci in condizioni che purtroppo ancora oggi dal punto di vista socioeconomico sono molto fragili.








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