2016-04-23 15:58:00

Ecuador: nuove scosse di terremoto, é emergenza umanitaria


Nelle ultime ore torna a tremare la terra in Ecuador, dopo la forte scossa di 7,8 gradi del 16 aprile scorso. A causa del terremoto oltre 1.100 costruzioni sono state distrutte e 720 mila persone hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di 25 mila persone attualmente vivono in rifugi di fortuna. I morti accertati sono 525. Stephen O’Brian, vice segretario generale dell’Onu per i problemi umanitari, parla di centinaia di persone “ancora disperse” e sollecita “un riparo immediato” per gli sfollati. Tra questi, l’Unicef segnala 250 mila bambini. Per Grant Leaity, rappresentante Unicef in Ecuador, “più tempo passa per i bambini  senza un riparo, acqua potabile e protezione dalle malattie, più alti sono i rischi per la salute e il loro benessere”. Sulla situazione in Ecuador, Luca Collodi ha raggiunto a Santo Domingo de los Tsàchillas, padre Sereno Cozza, missionario della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, dal 1972 in Ecuador:

R. – E’ un territorio povero, abitato da pescatori. Un territorio che era ricco di un futuro perché stava nascendo come meta di turismo anche internazionale. Purtroppo, però, il terremoto ha distrutto tutto: è stato un terremoto veramente terribile e sta creando nella gente una psicosi di insicurezza, di paura, di terrore, specialmente nelle zone che hanno vissuto la devastazione.

D. – Il terremoto ha colpito soprattutto la popolazione povera, contadini e pescatori…

R. – Sì, esattamente. La zona costiera viveva e vive sulla pesca e sulle coltivazioni di riso, cacao, banano e caffè .

D. – Poi ci sono i bambini: un problema che in queste ore sta assumendo contorni preoccupanti…

R. – Ci sono gli orfani, ci sono bambini che si sono persi, che non sanno dove sono i loro genitori, gli zii, i parenti. Non sanno, li stanno cercando. C’è anche un altro fenomeno al quale bisogna fare attenzione: di persone che si raccolgono in zone sicure, dove però c’è una promiscuità tremenda e dove bisogna tutelare anche i bambini e le bambine.

D. – C’è solidarietà a livello internazionale verso l’Ecuador?

R. – Il popolo ecuadoriano è un popolo molto solidale; gente che si è mossa per sua iniziativa, davvero è un valore che qui si sente molto. Tutti si sentono partecipi di queste nostri fratelli che sono stati colpiti duramente. C'è ancora un’ondata di solidarietà interna che davvero fa fiorire il valore cristiano della solidarietà. Ma anche a livello internazionale si sono mossi: naturalmente, l’America Latina che si sente parte della stessa fraternità latinoamericana. E anche a livello internazionale.

D. – Questo terremoto come cambierà il Paese?

R. – Sulla costa sono state rase al suolo diverse zone popolate e questo cambierà molto. Intanto, c’è già un primo fenomeno: l’emigrazione dalla costa verso le città più sicure. E questo sarà un grande problema. Lo spostamento di cittadini che lavoravano come pescatori, come contadini  che si troveranno in città dove i loro valori, anche di vita sociale, di famiglia, verranno completamente capovolti.  Poi, far fronte a migliaia di cittadini che, per esempio, vengono qui, a San Domingo de los Colorados, nella provincia di Santo Domingo de los Tsàchilas, sta creando grandi problemi: ci sono migliaia di cittadini, migliaia di contadini, migliaia di pescatori che vivono sotto le tende. Bisognerà inserirli nel mondo del lavoro, ma ora in Ecuador c’è la crisi del lavoro. Dobbiamo ricordare che l’Ecuador è un Paese estrattore di petrolio, un piccolo estrattore, ma quanto basta per realizzare un certo benessere. Ora, con il prezzo del petrolio al ribasso, c’è stato un grande problema di lavoro, con la disoccupazione che supera il 60% delle forze lavorative.








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