2016-04-22 11:00:00

Unioni civili. Gandolfini: ddl alla Camera senza dibattito


Il ddl Cirinnà sulle unioni civili approderà alla Camera a maggio senza che ci sia stata una discussione approfondita in Commissione Giustizia e non è escluso un nuovo ricorso del governo alla fiducia. Lo denuncia Massimo Gandolfini, presidente del Family Day, appellandosi al presidente della Repubblica Mattarella perché si esprima sull’incostituzionalità del provvedimento. Ascoltiamo Gandolfini al microfono di Paolo Ondarza:

R. – Anche i lavori in Commissione si sono trasformati sostanzialmente in una vera e propria farsa, nel senso che, a differenza della Commissione del Senato, vari emendamenti sono stati rappresentati e discussi, ma la discussione di fatto non c’è stata: si passava immediatamente al voto. Ovviamente la maggioranza è nettamente a favore del Pd, di Sel e di 5 Stelle, per cui, di fatto, tutti gli emendamenti sono stati bocciati.

D. – Voi temete che possa essere posta la questione di fiducia anche alla Camera?

R. – Sì, ricorre sempre più insistente questa voce, per evitare che gli emendamenti che si dovrebbero discutere in aula possano modificare anche solo di una riga la legge, obbligando quindi a ritornare al Senato. Il premier ha dichiarato addirittura ufficialmente entro la fine di aprile. Noi la vediamo un po’ dura la fine di aprile: probabilmente sarà la prima settimana di maggio. Comunque Renzi non vuole correre assolutamente questo rischio e quindi porrà nuovamente la questione di fiducia.

D. – Ricordiamo che, una volta passato alla Camera, il disegno di legge Cirinnà diverrà legge. Che appello vi sentite di fare?

R. – Un appello al popolo, perché guardi bene come l’iter di questa legge sia stato terribilmente antidemocratico. L’altro giorno io ho sentito una dichiarazione del premier che ha detto: “L’Italia reale è da un’altra parte”. E’ esattamente così: l’Italia reale è da un’altra parte ed è quella che è stata rappresentata nelle due piazze di San Giovanni e del Circo Massimo. Confidiamo ancora, però, in un appello a livello istituzionale, perché questa legge – se passerà così com’è – presenta dei grossi profili di incostituzionalità, oltre ad essere una legge che contiene nel testo stesso almeno 21 errori giuridici. Quindi ci siamo appellati naturalmente alla suprema carica dello Stato, al presidente della Repubblica, quale garante della Costituzione, e poi alla Corte Costituzionale. Auspichiamo che il presidente della Repubblica dia un’attenzione speciale ai profili di incostituzionalità di questa legge.

D. – Il popolo del Family Day, che lei definisce appunto “l’Italia reale” e che in due diverse occasioni, a distanza di pochi mesi, ha riempito due piazze – San Giovanni e il Circo Massimo – è stato preso in considerazione dalla politica?

R. – Non è stato assolutamente ascoltato e preso in considerazione. L’unico evento che è capitato, rispetto al testo originale, è stato lo stralcio dell’art. 5 della Stepchild adoption. Ma sia ben chiaro che è stato un evento non dettato dall’aver ascoltato la voce del popolo della famiglia del Family Day: è un evento che è stato dettato da opportunità di ordine numerico, partitico e politico, per evitare che il Pd si spaccasse ulteriormente. Noi di fatto siamo stati sostanzialmente assolutamente inascoltati e questo fa male. Ho sentito ieri sempre una dichiarazione del premier, che dice che il governo ha l’obbligo di ascoltare la piazza e poi decidere in autonomia. Bene, se questo è vero, nell’occasione del disegno di legge sulle unioni civili il governo non ha ascoltato la piazza.

D. – Vi siete arresi, a questo punto?

R. – No, non vogliamo assolutamente arrenderci, perché è una questione di fondo. Questa legge è in grado di mutare l’antropologia storico-culturale della nostra nazione. Non vogliamo fare nessuna discriminazione nei confronti delle persone di pari sesso che vogliano condividere affettivamente, sentimentalmente, la loro vita. Per queste persone diciamo che il codice civile dà già ampie garanzie di mutuo soccorso e questo non deve essere il pretesto per fondare la cosiddetta famiglia gay o omogenitoriale o i matrimoni gay. ll matrimonio e la famiglia, infatti, sono una cosa totalmente diversa da questa. Per questo continueremo a fare tutto il possibile. Avendo l’esperienza negativa del percorso terribilmente antidemocratico che questo disegno di legge ha fatto, abbiamo preso in considerazione il “no” al referendum costituzionale di ottobre. Perché se il premier si comporta così, avendo due Camere attraverso le quali discutere i disegni di legge, figuratevi che cosa succederà il giorno che ci sarà una Camera sola. E visto come si è comportato irrispettosamente nei confronti del popolo, noi questo non lo vogliamo.








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