A tre anni esatti dalla sparizione dei 2 vescovi metropoliti di Aleppo - il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi - il Patriarca siro ortodosso di Antiochia, Mar Ignatius Aphrem II, e il Patriarca greco ortodosso di Antiochia, Yohanna X, ricordano la vicenda dei due confratelli nell'episcopato rapiti nei pressi di Aleppo il 22 aprile 2013. In un lungo e intenso messaggio rivolto ai loro “amati figli spirituali”, ai siriani e a tutti gli uomini, i capi delle Chiese cristiane d'Oriente guardano anche alle convulsa situazione mediorientale.
La speranza dei cristiani radicata in Dio
Il caso dei due vescovi rapiti - si legge nel messaggio,
riportato dall'agenzia Fides - rappresenta “un'immagine in miniatura della grande
sofferenza umana causata dal terrorismo”, fatta di “massacri, sequestri, deportazioni”.
Ma se l'intenzione del sequestro era quella di spargere terrore tra i battezzati,
i due Patriarchi avvertono che l'operazione non è riuscita: “Noi cristiani - si legge
nel documento - siamo i discendenti di coloro che, duemila anni fa, hanno portato
il nome di Cristo in questa terra (…). Custodiamo la nostra eredità di antiocheni
orientali, passando attraverso difficoltà o tribolazioni”. “In questo cammino tribolato
- rimarcano - non abbiamo risparmiato alcuno sforzo, ma la nostra grande speranza
è solo in Dio”.
Appello per la salvezza di tutte le persone rapite
“Continueremo a vivere in questo Oriente - affermano
i Patriarchi - a suonare le nostre campane, a costruire le nostre chiese, ad alzare
le nostre croci. E le braccia protese a queste croci saranno unite a quelle dei nostri
fratelli musulmani” si legge nel lungo testo, in cui si sottolinea anche che i seguaci
dell'Islam “soffrono come noi i colpi amari del terrorismo cieco”, definito come “un
intruso” nelle relazioni passate e presenti tra cristiani e musulmani. Le sofferenze
dei cristiani d'Oriente, veri martiri, vengono lette alla luce della salvezza promessa
da Cristo: “Nonostante l'orrore della situazione e la sua gravità - scrivono i Patriarchi
- vinciamo tutte le tenebre di questo tempo con la luce degli occhi della Vergine,
venerata dai cristiani e musulmani, che noi imploriamo affinché ritornino a noi tutte
le persone sequestrate, i nostri fratelli vescovi di Aleppo, insieme con i sacerdoti
rapiti”.
Stabilire la pace nella terra della pace
Nel loro messaggio, si lancia anche un appello per
la pace, una pace - si afferma - che “non si fonda sui concetti di minoranze e maggioranze,
ma si basa sulla coesistenza, la cittadinanza e il discorso religioso non fanatico”.
Infine, nella parte conclusiva del documento, i due Patriarchi ringraziano la comunità
internazionale per le tante espressioni pubbliche di solidarietà ricevute, ma invitano
tutti a sostituire “dichiarazioni di condanna e promesse” con iniziative concrete
che documentino nei fatti le buone intenzioni. Esortano, poi, tutti i loro fratelli
nella fede a guardare anche le proprie sofferenze nella luce di Cristo Risorto, l'unico
che può “confortare il cuore dei nostri figli e stabilire la pace nella terra della
pace”. “Questa terra d'Oriente - conclude il messaggio - ora sanguina, ma senza dubbio
risorgerà”.
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