2016-04-22 14:19:00

Aleppo: popolazione stremata, 40 mila cristiani in fuga


Proseguono le violazioni della tregua in Siria: almeno 10 persone sono morte negli attacchi aerei del governo siriano su Aleppo, che si conferma la città più martoriata in un conflitto che finora ha causato 400mila morti e 4 milioni di rifugiati. E mentre si allarga il fronte dei nuovi scontri tra lealisti e curdi nel nord-est del Paese, a Ginevra si svolge un nuovo incontro tra le parti e l’inviato speciale dell’Onu, Staffan de Mistura, che assicura: il cessate il fuoco sarà rinnovato. Per una testimonianza da Aleppo, Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente il padre gesuita Ghassan Sahoui:

R. – Avevamo passato un tempo molto calmo durante il cessate-il-fuoco, ma ora la situazione sembra più tesa. Noi sentiamo sempre i combattimenti, ci sono gli aerei, ma non so esattamente dove stia accadendo tutto ciò … Purtroppo, anche nelle nostre zone hanno ricominciato a cadere colpi di mortaio; sfortunatamente ci sono anche morti e di nuovo tutto il dramma umanitario: di nuovo, quindi, morti, cadaveri, distruzione …

D. – L’area di Aleppo è quella in cui la tregua è messa maggiormente a rischio e si calcola che negli ultimi giorni siano circa 40 mila i cristiani in fuga. La popolazione è stremata …

R. – A livello economico, il valore della lira siriana è quasi inesistente e quindi la vita diventa più cara, tutti i prezzi sono aumentati in modo esorbitante; la gente è sempre più povera e quindi cerca di trovare un modo per vivere: invece di gustare la vita, come tutta la gente fa, qui, invece, cerchiamo le cose essenziali della vita.

D. – Ieri l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, de Mistura, ha parlato di “modesti” progressi nella consegna di aiuti umanitari nelle aree sotto assedio …

R. – Io spero con tutto il cuore che arrivino questi aiuti, ma non ne ho notizia …

D. – Da un paio di giorni si è aperto un altro fronte di conflitto nella regione nordorientale di Jazira tra i lealisti e i curdi. Cosa significa?

R. – Purtroppo, la violenza non crea che violenza. È un cerchio che si sta aggravando di giorno in giorno. Se non ci saranno forti iniziative per fermare questa violenza, sempre più essa distruggerà tutto. Io sono molto triste perché nel mio Paese ci sono sempre conflitti e non riusciamo a vedere un orizzonte di speranza che il problema possa essere risolto. Purtroppo, è sempre una terra di morte e la gente è sempre a rischio. Direi che ci sono anche iniziative belle che danno speranza: ci sono tante belle cose, anche nella sofferenza. La gente diventa più solidale. Sento sempre belle storie: le persone si aiutano l’una con l’altra, ci sono iniziative che emergono da questa sofferenza con l’obiettivo di trovare soluzioni, per dare maggiore consolazione …

D. – Quale appello si può lanciare ancora alla comunità internazionale e in particolare al tavolo negoziale di Ginevra, per Aleppo e per tutta la Siria?

R. – Mi piacerebbe che tutte le parti si mettessero di fronte a Dio e davanti alla loro coscienza per ascoltare la chiamata di Dio: Dio che ci ha creati e che non vuole altro per noi che la vita, è un Dio di vita, è un Dio buono. Vuole quindi la pace, vuole che tutto questo linguaggio dell’odio e delle armi, della guerra, cessi. Se tutte le parti riuscissero a guardare all’uomo, come creatura di Dio, per aiutarla invece di distruggerla perseguendo interessi personali; uscire da se stessi per cercare davvero il bene dell’altro …








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