2016-04-16 12:48:00

Siria: violata tregua ad Aleppo, a Ginevra continuano i colloqui


Continua la terza tornata di negoziati sulla Siria, in corso a Ginevra. Al tavolo delle trattative è oggi arrivato il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione con le Nazioni Unite per la situazione dei rifugiati. Intanto, le opposizioni al governo di Assad aprono alla formazione di un governo con diplomatici e tecnici di Damasco mentre, malgrado la tregua annunciata, si continua a combattere ad Aleppo. Oltre 200 i morti nelle ultime ore per il possesso di una delle aree decisive per il futuro della Siria, come spiega Riccardo Redaelli, docente di geopolitica all’Università Cattolica di Milano. L'intervista è di Michele Raviart:

R. – Aleppo è una città strategica per tutti e questi scontri sono molto rischiosi proprio perché rischiano di far saltare completamente la faticosa tregua concordata. La partita di Aleppo è molto importante per il regime, perché ci si combatte un po’ tutti contro tutti. Ma mentre i combattimenti contro lo Stato islamico, contro le milizie jihadiste, sono ammesse, dovrebbe esserci una tregua, diciamo, fra i gruppi di opposizione non jihadisti e le truppe governative. In realtà, la situazione sul campo è molto più fluida ed è anche difficile fare una chiara divisione fra i vari gruppi che combattano Assad. E’ chiaro che Assad, che fino a qualche mese fa, prima dell’intervento russo, sembrava sul punto di collassare, oggi cerca di guadagnare al massimo terreno per negoziare da posizioni in più di forza. I gruppi dell’opposizione non jihadista, invece, sono stati fortemente indeboliti.

D. – A proposito dell’intervento russo, Putin aveva annunciato una sorta di disimpegno: questo, però, sembra essere smentito dai fatti…

R. – Non c’è più lo show di grande forza militare fatto nelle prime settimane, che era sia per dire quanto la Russia fosse determinata a sostenere Damasco, sia anche un messaggio alla Nato perché dimostrava la capacità militare e tecnologia della Russia. Oggi questo c’è di meno, ma sul campo continua un forte sostegno. Un sostegno che non è solo della Russia, perché sappiamo anche dell’Iran e di Hezbollah.

D. – Intanto, a Ginevra continuano i colloqui diplomatici: l’opposizione ad Assad avrebbe aperto alla formazione di un governo con diplomatici e tecnocrati del governo. Che cosa vuol dire questo?

R. – Da una parte, è un buon segno, perché una contrapposizione totale non avrebbe portato da nessuna. Dall’altra, mostra anche un po’ la debolezza delle opposizioni. Dall’inizio dei combattimenti, nel 2012, ho detto che era evidente che Assad se ne sarebbe dovuto, ma vanno garantiti ai gruppi che hanno sempre sostenuto Assad certe garanzie. Non sono quanto sia veramente praticabile, perché dietro le forze di molti gruppi di opposizione e alcuni sono veramente impresentabili e penso ad al-Qaeda, ad Jabhat al-Nuṣra, che è un gruppo qaedista che noi stiamo cercando di riverniciare e ripulire. Dietro questi gruppi ci sono attori, come l’Arabia Saudita, che chiaramente non vogliono un compromesso politico.

D. – Qual è il futuro di questa tornata di colloqui a Ginevra?

R. – Non mi aspetto grandi risultati… Il processo è ancora lungo ed è evidente che Russia e Iran non forzeranno Assad a lasciare fin tanto che non saranno garantiti gli equilibri che a loro interessano. Mi aspetto più che altro un lento avvicinarsi verso posizioni più sostenibili. Alcuni punti fermi devono essere: il fatto che la Siria debba rimanere unita come entità statuale, perché altrimenti si scompone tutto il Medio Oriente, e soprattutto premere fra gli attori regionali – penso soprattutto a Turchia ed Arabia Saudita – perché adottino politiche più vicine al compromesso.

D. – C’è la possibilità che, in un qualche modo, gli sforzi diplomatici si traducano effettivamente in un rispetto delle tregue che vengono annunciate?

R. – E’ praticamente impossibile dirlo. Ci sono troppi fattori che possono far deragliare il processo e troppi attori che, tutto sommato, non vogliono che il processo vada sul lungo binario. E’ importante vedere come evolve la situazione dello Stato islamico anche in Iraq: se il Califfato dovesse davvero tracollare militarmente, allora si aprono praterie e tutti correrebbero ad occupare il più possibile. A me sembra che sia più lesto Assad a occupare gli spazi che si aprono rispetto alle forze dell’opposizione, che sono molto divise e che soffrono un po’ per tutti i combattimenti dalle varie parti.








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