2016-04-16 10:52:00

L'abbraccio del Papa ai profughi del campo di Mòria


Immagini che valgono più di ogni parola. Sono quelle dell’incontro, commovente a dir poco, del Papa con i profughi del campo di Mòria a Lesbo. Si vede che i profughi non sono numeri ma persone con tutta la loro devastante storia, le loro speranze, la paura di essere riportati nell'inferno da cui sono scappati. Francesco saluta soprattutto i bambini, parla con loro, li accarezza, vede i loro disegni, molti sul viaggio in mare. Il Papa dice che li vuole conservare e metterli sulla sua scrivania e farli vedere in aereo ai giornalisti nel viaggio di ritorno. Il vagito dei neonati accompagna il lungo incontro. Ascolta con attenzione le drammatiche storie dei migranti. Un uomo, un profugo cristiano, si getta ai piedi del Papa, piangendo e ringraziando Dio, e chiedendo a Francesco di benedirlo. 

Un bambino gli chiede un oggetto per ricordare l'incontro, il Papa gli regala un rosario. C'è chi gli racconta il viaggio: "Veniamo dalla Siria", "la mia famiglia è stata rapita dall'Isis", "vengo dall'Iraq, sono ferita alla gamba, mi serve un medico", "ci vogliono respingere, faccia qualcosa". Una bimba si mette in ginocchio, singhiozza, poi è la volta di un anziano. Piange, chiede aiuto. La folla urla a più riprese: "Freedom!", "Libertà". Sono seguiti i discorsi ufficiali del Papa, del Patriarca Bartolomeo e dell'arcivescovo Ieronymos. Dopo la Dichiarazione congiunta, il pranzo con i profughi in un container.








All the contents on this site are copyrighted ©.