2016-04-16 14:31:00

Fame e povertà nello Zimbawe, ma Mugabe non si dimette


Cresce la tensione in Zimbawe dove nelle scorse ore duemila persone sono scese in piazza nella capitale Harare per chiedere le dimissioni del presidente Mugabe. Capo dello Stato da quasi trent’anni e leader del partito dell’Unione Nazionale Africa dello Zimbawe, che ha escluso che il 92enne presidente possa dimettersi. Daniele Gargagliano ha chiesto a Massimo Alberizzi, direttore di Africa-Express e inviato del Corriere della Sera, quali sono i motivi delle proteste:

R. – È un problema economico: non c’è più lavoro, non ci sono più soldi, la gente non sa come mangiare, i mercati sono vuoti…a suo tempo Mugabe ha distrutto l’economia del Paese; prima le fattorie facevano invidia a tutta l’Africa: lo Zimbabwe era chiamato il “granaio” del Continente, perché esportava cereali; ma anche e soprattutto tabacco, di cui era forse il primo esportatore al mondo. E adesso queste fattorie sono inattive perché il Governo le ha confiscate ai vecchi coloni, i proprietari bianchi, ma, invece di darle a gente che sapeva come governarle, le ha date ai suoi amici: vecchi generali, veterani della guerra di liberazione, i quali non erano in grado né di fare gli agricoltori e di gestire le fattorie né tantomeno di farci lavorare altri. Il risultato di tutto ciò è che è crollato tutto, con perdite di lavoro, di denaro… Insomma, l’economia è morta.

D. – Sta crescendo una mobilitazione nei Paesi africani – pensiamo al Burundi o alla Tunisia – dove i cittadini chiedono maggiori libertà per poter scegliere i presidenti e contro i nuovi mandati che violano le Costituzioni...

R. – Al fatto che si violi la Costituzione, così da riuscire ad ottenere 4, 5 o 7 mandati, ormai non c’è più limite. Ma i due mandati delle varie Costituzioni erano stati imposti dall’Occidente, che aveva minacciato la chiusura degli aiuti se non ci fossero state delle riforme costituzionali in senso democratico. Ormai è un caso comune: tutti violano o modificano la Costituzione con elezioni che sono truccate, pilotate, per ritornare ai vecchi sistemi dispotici, fatti di gente corrotta, che ha conti all’estero: vediamo a Panama quanti di questi ricchissimi personaggi, leader africani, hanno i loro conti. Quindi sì, c’è una distruzione forte, con la complicità però dell’Occidente, delle banche, le quali sanno perfettamente che i conti delle società off-shore – molti di questi – sono intestati a capi e leader africani.

D. – Cosa è mancato alla comunità occidentale nella gestione di queste emergenze politiche in Africa?

R. – È mancata la volontà di contrastare queste persone. Lo sappiamo perfettamente che si tratta di cleptocrati, ai quali noi versiamo le royalties del petrolio. Quindi, è un circolo vizioso che nessuno vuole fermare!

D. – C’è il rischio in Zimbabwe di un colpo di Stato di militari, in caso di instabilità politica?

R. – Non credo, perché Mugabe è stato molto bravo durante i suoi 40 anni ormai o quasi, al potere. Ha diviso tutti, mettendo l’uno contro l’altro e dando una “prebenda” di qua e di là. È veramente quindi molto, molto complicato fare un colpo di Stato, anche se non si può escludere. La situazione è veramente precaria per la popolazione. C’è qualcuno che potrebbe prendere in mano le redini e dire: “Adesso la finiamo con questo signore!”.

D. – Il leader del movimento di opposizione ha attaccato il presidente Mugabe affermando che non ha soluzioni alla crisi. Quali potrebbero essere le prossime mosse dell’anziano presidente?

R. – Tsvangirai, il capo del Movimento per il cambiamento democratico, purtroppo è stato anche indebolito, perché Mugabe “si è comprato”, a un certo punto, anche i suoi amici. Oggi potrebbe riprendere forza perché la situazione economica è così drammatica e precaria che chi ha seguito questo leader, coloro che hanno tradito Tsvangirai potrebbero ritornare sulle posizioni precedenti. Però la situazione è proprio molto, molto confusa, perché ci si sfalda facilmente. Se ci sono 100 famiglie e tu riesci a pagarne 40, già le altre diventano 60: quelle che sono in opposizione. Quindi la situazione è veramente molto complicata e confusa.  








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