Alcune centinaia di cristiani siri, caldei e assiri, proveniente dalla regione di Nahla, nella provincia irachena settentrionale di Dohuk, hanno organizzato ieri una manifestazione di protesta davanti al Parlamento della Regione autonoma del Kurdistan iracheno per protestare contro le espropriazioni illegali dei propri beni immobiliari subite negli ultimi anni ad opera di influenti notabili curdi, già più volte denunciate - finora senza esito - presso i tribunali competenti.
Striscioni dei manifestanti contro Usa e Paesi occidentali
La manifestazione, documentata dai media locali - riporta l'agenzia Fides - si è svolta
nonostante le forze di polizia avessero impedito l'ingresso a Erbil di buona parte
dei manifestanti provenienti dalla provincia di Dohuk, nella Piana di Ninive. I manifestanti
esponevano cartelli e striscioni, compreso uno in inglese con la scritta “Gli Usa
e i Paesi occidentali sono responsabili di ciò che accade e viene perpetrato contro
il nostro popolo in Iraq”.
Una delegazione ricevuta dal vice-Presidente del Parlamento Jaafar Ermiki
Secondo quanto riportato dai manifestanti, i casi più gravi di espropriazione riguardano
terreni sottratti illegalmente a 117 famiglie cristiane da faccendieri e boss locali
curdi, che li hanno trasformati in aree residenziali a proprio vantaggio. Una delegazione
dei manifestanti – riferiscono fonti locali consultate dalla Fides – è stata ricevuta
dal vice-Presidente del Parlamento Jaafar Ermiki, che ha avuto dai suoi interlocutori
un dossier dettagliato degli espropri illegali subiti dai cristiani dei villaggi della
zona di Nahla, da sottoporre all'attenzione dell'Assemblea parlamentare . (G.V.)
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