2016-04-12 14:21:00

Vescovi Kenya: appello contro corruzione e divisioni etniche


Una forte denuncia della corruzione e delle alleanze politiche basate sulle etnie è stata lanciata dalla Conferenza episcopale del Kenya (Kccb): in una lunga dichiarazione diffusa al termine della sua Plenaria a Nairobi, l’Assemblea episcopale esorta il governo ad affrontare e sradicare tali vizi “per salvare la nazione”. “Un rapido sguardo alla situazione attuale del nostro Paese – si legge nel documento – rivela alcune tendenze e pratiche pericolose che dovrebbero preoccupare e meravigliare tutti coloro che hanno a cuore il Kenya, per il fatto che gli ideali ed i principi per i quali i nostri antenati hanno combattuto e dato la vita stanno andando a rotoli”.

Corruzione, cancro che divora il Paese
I vescovi descrivono, quindi, la corruzione come “un cancro che sta uccidendo il Paese” e ricordano le drammatiche conseguenze che da essa derivano: povertà, mancanza di cure mediche e di struttute scolastiche in grado di fornire un’istruzione di qualità, disoccupazione giovanile, diffusione delle tangenti. Ricordando, poi, la visita di Papa Francesco nella nazione, a novembre 2015, i presuli ribadiscono l’appello del Pontefice a “dichiarare guerra alla corruzione, lottando fino alla fine contro di essa”.

Preoccupanti le divisioni etniche
La Kccb punta il dito anche contro la corruzione dei magistrati, dichiarandosi “attonita” di fronte al fatto che “quelle stesse istituzioni che hanno le principali responsabilità del Paese stiano marcendo a causa della corruzione”. Quanto alle tendenze di radicalizzazione etnica, i vescovi le bollano come “preoccupanti”, in particolare quando si riscontrano all’interno di alleanze politiche che “non si basano sull’unione di individui che condividono lo stesso ideale, bensì sull’aggregazione di tribù, in modo che possano votare come un blocco unico”.

Grave il fenomeno del tribalismo
Non solo: quando qualcuno viene sanzionato per un’azione scorretta, i conflitti etnici si inaspriscono ulteriormente, come se le colpe del singolo derivassero dalla sua tribù di origine. Grave anche il tribalismo che viene praticato “senza vergogna” nelle contee, scrivono i presuli, scatenando favoritismi nel campo lavorativo: “Per essere impiegati della Contea – afferma infatti la Chiesa del Kenya – si deve provenire da una delle tribù o dei clan dominanti”.

Il Paese non perda la speranza
In vista, poi, delle elezioni generali in programma nel Paese nel 2017, i vescovi esortano la Commissione elettorale indipendente a “sorvegliare il processo di voto perché, se verrà colpito da corruzione ed incompetenza, metterà in pericolo la democrazia e lo sviluppo del Paese”. Infine, la Kccb si rivolge direttamente ai keniani e li esorta “a non perdere la speranza” ed a lottare, sia individualmente che collettivamente, contro “ogni forma di corruzione che distrugge il tessuto sociale del Paese”. (A cura di Isabella Piro)








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