2016-04-12 13:47:00

Sudan: difficile referendum in Darfur sullo status della regione


Sudan. Nel Darfur è in corso un referendum sull’organizzazione amministrativa della regione occidentale, da tempo scossa da guerre e violenza. Gli elettori sono chiamati a decidere se il Darfur debba rimanere diviso in cinque entità statali, come vorrebbe il governo di Karthoum, o unificarsi in un’unica realtà politica all’interno del Sudan, come invece si esprimono le opposizioni. Forti le perplessità della comunità internazionale sull’attendibilità della consultazione per le gravi difficoltà che ancora esistono sul terreno. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Bruna Sironi, della rivista “Nigrizia”, raggiunta telefonicamente a Nairobi:

R. – Il governo scommette di portare a casa l’assetto attuale: cioè la divisione in cinque Stati; mentre l’opposizione ha sempre detto che il Darfur ha una storia e un’identità uniche e, dunque, vorrebbe che fosse un’unica regione all’interno dello Stato del Sudan. Ovviamente, se fosse un’unica regione, il peso politico su Khartoum sarebbe maggiore rispetto ad una zona suddivisa in cinque Stati diversi.

D. – Che cos’è oggi il Darfur dopo tanti anni di sanguinosi conflitti?

R. – I sanguinosi conflitti continuano: ci sono ancora due milioni e mezzo di sfollati. Il governo continua a dire che vuole chiudere i campi, ma sta facilitando l’insediamento sui territori degli sfollati anche di altri gruppi etnici che vengono dall’interno. Dalla metà di gennaio è in corso una violenta offensiva nella zona del Jebel Marra, che ha causato 130.000 nuovi sfollati. Molte migliaia di persone non hanno poi neanche potuto raggiungere i campi profughi e sono alla macchia, vivono in caverne, irraggiungibili dalla comunità internazionale; e stanno veramente soffrendo la fame, sono in preda a malattie, al freddo, ecc. Naturalmente in queste zone il referendum non potrà svolgersi.

D. – Dal punto di vista umanitario, la comunità internazionale si sta facendo carico di qualche iniziativa?

R. – La comunità internazionale sta cercando, molto a fatica, di far fronte alla situazione che è in continuo peggioramento. Il problema è che non c’è facilità di movimento. Il Presidente al-Bashir ha infatti più volte detto che il governo sudanese non ha bisogno di organizzazioni internazionali per distribuire gli aiuti, perché lo farà lui. Il problema è come, a chi e quanto le persone che sono in difficoltà si fidino, dopo essere state messe in difficoltà dallo stesso governo. Le organizzazioni internazionali hanno bisogno di continui patteggiamenti e permessi per potersi muovere: questo non facilita la situazione. Inoltre, ci sono zone in cui questi permessi non vengono accordati e, dunque, gli aiuti internazionali arrivano con il contagocce.








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