2016-04-11 15:53:00

Vatileaks 2. Maio: non ho sottratto documenti, ho subito pressioni


"Non ho mai sottratto documenti riservati”. Così si è espresso Nicola Maio, ex segretario esecutivo di Cosea, durante l’interrogatorio dell’ottava udienza del processo in Vaticano per appropriazione e divulgazione illecita di documenti riservati. Presenti in aula: mons. Angel Lucio Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui e il giornalista Gianluigi Nuzzi, assente invece l’altro cronista Emiliano Fittipaldi. L’udienza è stata aggiornata, come conferma la nota della Sala Stampa Vaticana, a mercoledì prossimo. Massimiliano Menichetti:

Una mattinata dedicata interamente all’interrogatorio di Nicola Maio che, rispondendo alle domande dell’Ufficio del promotore di giustizia e degli avvocati di parte, ha ricostruito la sua versione dei fatti dichiarandosi in sostanza estraneo ai capi d’accusa. “Non ho mai sottratto documenti riservati" o "sospettato che i documenti fossero usati per scopi illeciti”, ha detto con tono deciso in tribunale.

Il più stretto collaboratore di Vallejo
Ha ribadito più volte che il suo inquadramento professionale non gli consentiva uno sguardo d’insieme rispetto al lavoro svolto dai superiori e che le sue mansioni erano fondamentalmente di carattere “esecutivo”, nonostante fosse "il più stretto collaboratore" di mons. Vallejo Balda. "Mons. Vallejo - ha dichiarato - prendeva disposizioni direttamente dal Papa e io da lui: la catena di comando era questa”. In virtù di tale gerarchia, ha sottolineato che, “nel rispetto della legalità e delle mansioni”, ha consegnato per “visione” documenti al suo superiore.

Piena disponibilità dei documenti
L’imputato ha confermato anche di avere la piena disponibilità dei documenti vaticani relativi al suo lavoro, che poteva mandare email dal computer di mons. Vallejo e di averne inviate dal suo pc per suo conto, ma sempre tutto in presenza del prelato e sempre nel rispetto delle norme.

Il Gruppo di Contatto
In merito alle domande su una presunta “Commissione Ombra” o “Super Commissione”, espressioni queste utilizzate dallo stesso Maio in altra sede durante le deposizioni, ha parlato di dichiarazioni avvenute in stato di agitazione e ha spiegato che l’espressione corretta era “Gruppo di contatto”. Ovvero, il rapporto tra i membri di Cosea e “un gruppo di persone in Curia e figure apicali, con ruoli amministrativi ed economici, preoccupati che i lavori della Commissione e la riforma potessero essere sabotati”.

Mai avuto pressioni da Chaouqui
“Percepivo questa situazione”, ha sottolineato più volte ribadendo di non aver “mai avuto pressioni da parte della dott.ssa Chaouqui per la sottrazione di documenti”. Ha confermato di aver svolto attività lavorativa sia presso la Commissione, sia presso la Segreteria per l’economia “su mandato Cosea”. Ha evidenziato che la sede di lavoro era prevalentemente presso la sede Cosea, in Casa Santa Marta, stanza 127 e che “molto raramente”, contrariamente alle dichiarazioni di alcuni membri della Prefettura lette in aula, si recava presso la Prefettura degli Affari Economici.  

Rapporti Cosea Prefettura 
Ha precisato anche che Cosea non era ben vista in Prefettura proprio per il compito di riordino che aveva. Maio ha spiegato che la Commissione si avvaleva anche di due segretari esecutivi aggiunti, individuati nel gruppo McKinsey, i quali possedevano le chiavi per l’accesso in Prefettura, cosa che lui non aveva.

“Il fatto grave” – la pressione
L’imputato ha confermato le dichiarazioni della dot.ssa Chaouqui su un “fatto grave” che determinò la realizzazione di un dossier, da lui redatto, che venne - gli “dissero” - consegnato al Santo Padre. “Vista l’eccezionalità del lavoro ero perennemente in uno stato di soggezione psicologica”. Ha risposto al promotore di giustizia: “Mi dicevano: qui si fa la storia della Chiesa, qui si fa la volontà del Papa”, per cui “mi sentivo coinvolto in un impegno importante, con pathos”.  

Richieste di altre attività
Sollecitato sugli stati d’animo vissuti, ha parlato di “richieste" che lo "turbavano”, di attività “collaterali, diverse da quelle istituzionali” che venivano da Chaouqui e mons. Vallejo e che portarono Maio a prendere le distanze, fino ad arrivare alle dimissioni in Cosea nel momento in cui si rese conto che il suo “ruolo non era più fondamentale” per la Santa Sede. I due avrebbero proposto a Maio il ruolo di segretario di una struttura eterogenea per il coordinamento della Fondazione spagnola Santa Maria del cammino, della fondazione I Messaggeri della Pace e una fondazione russo-spagnola intitolata a San Nicola. La sede sarebbe stata in un appartamento Apsa attiguo a quello di mons. Vallejo.

L’archivio Cosea
Tornado all’archivio Cosea, ha confermato che il 27 giugno 2014 venne preso in carico dalla Segreteria per l’Economia e che lui continuò a lavorare “sul materiale contabile” fino a dicembre. I tesserini di accesso allo Stato Vaticano vennero ritirati, tranne ai segretari, in una cena di “chiusura lavori” Cosea, presso la Casina Pio IV in Vaticano.

Nuzzi, Fittipaldi, Bisignani
Rispondendo alle domande, ha detto di aver “conosciuto Nuzzi e Fittipaldi solamente alla prima udienza del processo in Vaticano” e interrogato sul pranzo con Bisignani ha riferito che partecipò "una sola volta” assieme a mons. Vallejo e Chaouqui. “Prima del pasto Chaoqui parlava come se avesse dimestichezza con l’establishment politico, finanziario e ci fu un accenno ai Servizi segreti”. “Durante il pranzo - ha aggiunto - si discuteva anche dei possibili rischi di un attacco batteriologico”.








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