2016-04-09 13:47:00

Elezioni in Perù. Alle presidenziali Fujimori favorita


Questa domenica quasi 23 milioni di peruviani sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente del Paese. Stando ai sondaggi, grande favorita è Keiko Fujimori, figlia dell’ex capo di Stato Alberto, che 24 anni fa si fece protagonista del cosiddetto “autogolpe” e che sta scontando una condanna a 25 anni per gravi violazioni dei diritti umani. Da lui, Keiko ha recentemente preso le distanze in forma pubblica. In lizza altri 9 candidati, dopo l’esclusione illustre dell’economista Julio Guzman. Quale la possibile previsione? Roberta Barbi lo ha chiesto ad Alfredo Somoza, giornalista argentino presidente dell’Icei, Istituto della Cooperazione economica internazionale:

R. – L’unica previsione possibile è la sicurezza quasi matematica che ci sarà un ballottaggio, in Perú, tra l’altro come era avvenuto già nelle ultime tornate elettorali. Ricordiamo che cinque anni fa Keiko Fujimori – la candidata della quale oggi si pensa che sarà la più votata stando ai sondaggi circolati fino a pochi giorni fa – aveva perso al ballottaggio contro Ollanta Humala, il presidente uscente. Quindi, sicuramente avremo uno scenario di secondo turno con Keiko Fujimori che dovrebbe affermarsi attorno al 30% al primo turno e poi un punto interrogativo su chi sarà il contendente.

D. – Il Perù è un Paese molto giovane, in cui pochi tra gli aventi diritti al voto ricordano le vicende di Alberto Fujimori: questo potrebbe giocare a vantaggio di Keiko?

R. – Potrebbe giocare a vantaggio di Keiko per motivi, appunto, anagrafici. Ma in realtà le malefatte di Alberto Fujimori – il padre di Keiko è, ricordiamo, agli arresti per una condanna a 25 anni per malversazioni, per truffa ai danni dello Stato e anche per violazione dei diritti umani, che è una cosa ancora più grave – sono ancora molto recenti e sono state spesso chiamate in causa in campagna come arma contro la candidata Fujimori, che ha dovuto dissociarsi da suo padre. Ricordiamo che cinque anni fa, invece, prometteva di liberarlo, ci disse che avrebbe chiesto un’amnistia... Invece, in campagna elettorale Keiko Fujimori ha già detto chiaramente che non si occuperà delle vicende di suo padre già, tra l’altro passate in giudicato, quindi non ci sono nemmeno livelli di appello possibili. Non farà mai qualcosa come quello che fece suo padre nel 1992, quando fece un “autogolpe” per cambiare la Costituzione e poi potersi presentare per altre due volte alle elezioni. Quindi, lei sostanzialmente ha dovuto fare una dichiarazione che in qualche modo ha ricordato a tutti i peruviani, anche chi non era nato all’epoca di Fujimori, che suo padre è stato una persona che non soltanto ha commesso gravissimi reati contro la pubblica amministrazione e ha commesso violazioni dei diritti umani, ma fondamentalmente è stato una persona che ha stravolto la democrazia.

D. – Il rispetto dell’ordine democratico e la tutela dei diritti umani, ma anche la politica sulla sicurezza sono state al centro della campagna elettorale della Fujimori…

R. – Keiko Fujimori ha fatto molto leva sulla questione della sicurezza, promettendo polso di ferro contro il crimine, promettendo di allontanare le prigioni dai centri abitati, promettendo addirittura – è un punto che non è stato confermato, ma in qualche modo è stato detto – la pena di morte per alcuni reati molto gravi, soprattutto in caso di violenza sessuale con la morte della vittima. Buona parte della sua campagna è stata concentrata su questo. Per il resto, ha fatto degli accenni molto generici su alcune questioni più di stampo nazionalista sulla protezione di alcune produzioni. Il Perú è un Paese che ha avuto negli ultimi anni una crescita economica molto forte, soprattutto perché è riuscito nella sua impresa di agganciarsi all’area del Pacifico. Adesso, sta risentendo proprio del rallentamento della Cina. Certamente, i Paesi del Pacifico americano non sono nella condizione quasi drammatica dei Paesi dell’Atlantico, comunque il Perú ha bisogno di riattivare la propria economia. Ma in questa campagna elettorale sono stati toccati più i temi della sicurezza e della democrazia che i temi dell’economia.

D. – I due principali antagonisti della Fujimori sono Pedro Pablo Kuczynski, del centrodestra, e Veronika Mendoza, di sinistra, che secondo le previsioni si aggirerebbero entrambi intorno al 15%. Chi sono?

R. – Pedro Pablo Kuczynski è figlio di immigrati europei – tedeschi e polacchi ebrei. E' stato un uomo che ha avuto un ruolo importante nel mondo delle aziende e ha avuto anche un impegno politico importante in Perú durante il governo di Toledo, nel quale è stato ministro delle Miniere, ma è stato soprattutto capo di gabinetto del governo di Toledo. È un uomo di profilo liberale, centrista, con simpatie verso alcuni movimenti nazionalisti del Perú degli anni Sessanta e Settanta, ma fondamentalmente è un uomo profondamente identificato con il mondo del “privato”. Veronika Mendoza invece è molto giovane, è psicologa, è esponente di questo “Frente Amplio”, raggruppamento di diversi gruppi della sinistra ecologista e della sinistra marxista peruviana, sul modello dell’Uruguay, e quindi stiamo parlando di quello che in Europa chiameremmo un “centrosinistra”, cioè una sinistra riformista, una sinistra moderata, non sicuramente una sinistra estremista. Due profili molto diversi, ma due profili politicamente caratterizzati, a differenza, invece, di Keiko Fujimori che è molto difficile incasellare in una categoria politica.

D. – Quali sono le sfide che il nuovo presidente si troverà ad affrontare?

R. – Fondamentalmente, quello di continuare la sfida dell’integrazione del Pacifico. Il Perú, insieme agli altri Paesi andini, ha fatto una grande scommessa sulla creazione di quest’area del Pacifico che, devo dire, effettivamente ha molto riattivato l’economia. E la sfida per chi sarà il presidente del Perú è quella di armonizzare, in qualche modo, la crescita economica – e il Perú ne ha avuto parecchia, negli ultimi anni – con l’inclusione sociale e con la lotta alla povertà.








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