2016-04-07 16:49:00

L’Aquila, 7 anni dopo: verità e misericordia per ripartire


L'inutilità della vendetta

“Non ho mai vissuto la mia tragedia personale come un impulso ad attaccare qualcuno o a cercare vendetta. Il tentativo di coinvolgere gli altri nel proprio dolore non porta da nessuna parte. Io cerco di viverla attraverso la misericordia che considero il vero motore per la ripartenza. In questo modo la misericordia si cala in un contesto reale, nella realtà vera e non resta un concetto teologico astratto: diventa la benzina per ripartire”. Giustino Parisse, giornalista, a capo della redazione aquilana del giornale “Il Centro”, ha perso due figli e il padre nel terremoto che colpì il capoluogo abruzzese e i suoi dintorni il 6 aprile di sette anni fa. Oggi, sul suo Blog, racconta le speranze e le contraddizioni di una ricostruzione tardiva ma sempre più reale per una popolazione che non ha perso però la sete di verità su quella tragedia che lasciò sotto le macerie 309 vite.

Un'operazione 'verità'

“In questi giorni dell’anniversario del sisma si è parlato molto di verità e giustizia, ma io penso che quello di cui abbiamo più bisogno è soprattutto la verità. La giustizia umana, lo sappiamo, prende spesso degli strani percorsi attraverso i quali difficilmente si arriva alla verità. A noi serve un confronto aperto, fatto guardandosi negli occhi, per capire e testimoniare ciò che è successo: nelle settimane precedenti al terremoto, nei giorni dell’emergenza e poi durante la ricostruzione". "Ci sono ancora delle oscurità in tutto questo", spiega Parisse. "Mi riferisco anche alla vicenda della Commissione grandi rischi che venne a rassicurare la popolazione, conclusasi solo con la condanna del vice responsabile della Protezione civile e l’assoluzione degli altri imputati. Credo, infatti che ci sia ancora molto da scoprire e sapere su quei fatti e servirebbe perciò un’operazione verità". "Non serve tanto ‘fare giustizia’, nel senso di spedire qualcuno in carcere, ma serve fare luce su quei fatti, Capire ciò che è successo per far sì che certi errori non si ripetano. Questo è il vero sguardo ’misericordioso’ cioè aperto in modo costruttivo al futuro ”.

Affinché non accada più

“A Natale scorso – racconta Parisse – è tornato a casa Livio Bearzi, l’ex preside del Convitto de l’Aquila che ha trascorso circa un mese in carcere dopo una condanna definitiva in Cassazione per la morte di tre allievi la notte del terremoto. Ebbene, questa notizia mi ha fatto molto piacere per lui e per la sua famiglia. Non credo infatti che noi vittime del terremoto dobbiamo cercare per forza un capro espiatorio o qualcuno da mandare in carcere per poi, come si dice, buttare la chiave.  In quel caso del Convitto l’importante è che una verità sia uscita fuori. Ma noi dobbiamo fare tesoro di ciò che è accaduto lì e in altri luoghi della città, per far sì che questi fatti dolorosi non si ripetano”.   








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