2016-04-06 14:00:00

Chiese Uganda: no a registrazione delle confessioni religiose


Dopo il Kenya anche l’Uganda intende procedere alla registrazione delle cosiddette Organizzazione fondate sulla fede (Faith Based Organizations Fbo), ovvero le confessioni religiose. Un provvedimento, sponsorizzato dal dipartimento per le questioni religiose ed etiche dell’Ufficio Presidenziale, che è fortemente contestato dalla Chiesa cattolica e dalle altre confessioni cristiane.

La Chiesa cattolica considera sospetta l'iniziativa
“Se quello che stiamo facendo è buono, allora perché dobbiamo essere registrati? Perché una fede che esiste da secoli necessita di una licenza per operare?” si chiede mons. John Baptist Kauta, segretario generale della Conferenza episcopale dell’Uganda, che descrive questa iniziativa governativa come sospetta. Mons. Kauta si chiede in effetti quali siano le reali intenzioni delle autorità politiche nell’adottare un simile provvedimento.

Gli anglicani si chiedono qual'è la logica sottesa alla registrazione delle religioni
Mons. Macleod Baker Ochola, vescovo anglicano emerito di Kitgum, e membro della Acholi Religious Leaders Peace Initiative (Arlpi), si chiede come un governo al potere da 30 anni possa regolamentare delle confessioni religiose che esistono da secoli: “Come fa un bambino a dire al padre come guidare una famiglia? Siamo qui da decenni. Quale è la logica sottesa alla registrazione di religioni ben conosciute?”.

Le ragioni delle autorità ugandesi
Il rev. Canon Aaron Mwesigye, direttore del dipartimento per le questioni religiose ed etiche dell’Ufficio Presidenziale, ha replicato alle critiche sottolineando che la registrazione mira a risolvere le dispute religiose, a combattere la corruzione e ad accrescere la collaborazione tra il governo e le confessioni religiose. (L.M.)








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