Il Libano non potrà uscire dalla sua attuale crisi politico-istituzionale ed economica e le guerre in Medio Oriente non si fermeranno senza la misericordia di Dio. E’ il concetto centrale espresso domenica scorsa dal Patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Raï durante la Santa Messa per Festa della Misericordia.
Senza la misericordia il Libano non si potrà salvare
“E’ inutile sperare di salvare il Libano se la misericordia non abita nei cuori dei
nostri dirigenti”, ha detto nell’omelia il cardinale con riferimento allo stallo politico
che da quasi due anni ormai impedisce l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Anche una soluzione politica dei conflitti in Palestina, Iraq, Siria e Yemen e quella
della crisi dei rifugiati potrà venire solo dalla misericordia, ha aggiunto il Patriarca
Raï, sottolineando che la fede cristiana deve riflettersi nelle opere.
Vertice intercristiano a Bkerké sulla situazione in Libano e Medio Oriente
La situazione in Libano e in tutta la regione è stata al centro del vertice intercristiano
convocato ieri a Bkerké, sede del Patriarcato maronita, con l’obiettivo di definire
una posizione comune delle comunità cristiane libanesi sulle varie questioni sul
tavolo, a cominciare da quello della vacanza presidenziale. Tra i punti all’ordine
del giorno, riferiscono il quotidiano L’Orient-le-jour e l’agenzia Apic: la difesa
dell’unità nazionale del Libano; i diversi focolai di violenza in Medio Oriente; la
lotta contro l’estremismo religioso e il terrorismo; il preoccupante deterioramento
dei rapporti con i Paesi arabi; la questione palestinese; l’accoglienza dei rifugiati.
Urgente l’elezione del nuovo presidente. L’esodo dei cristiani un genocidio
Nel comunicato finale della riunione, i leader cristiani libanesi ribadiscono l’urgenza
dell’elezione del nuovo Presidente, sottolineando che il “vuoto presidenziale grava
pesantemente sul funzionamento delle istituzioni dello Stato”. Inoltre, essi denunciano
ancora una volta l’esodo dei cristiani dalla Siria e dall’Iraq, che paragonano al
genocidio degli armeni sotto l’Impero ottomano. Quanto all’emergenza rifugiati – che
ormai hanno superato la cifra record di due milioni, tra siriani, iracheni e palestinesi
- le Chiese cristiane libanesi invocano una soluzione politica che permetta il loro
ritorno nei rispettivi Paesi, in quanto il Libano non è più in grado di accoglierli.
No alla divisione della Siria
A preoccupare i leader cristiani è anche il rischio che il conflitto in Siria possa
portare a una divisione del Paese in entità etniche e religiose separate, che avrebbe
inevitabili ripercussioni sul Libano, unica realtà multiconfessionale della regione.
Una preoccupazione ribadita in questi giorni ad alcuni esponenti politici libanesi
ed anche dal Patriarca greco-melchita siriano Gregorios III Laham. (A cura
di Lisa Zengarini)
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