2016-04-05 14:00:00

Patriarca Raï: misericordia per il Libano e il Medio Oriente


Il Libano non potrà uscire dalla sua attuale crisi politico-istituzionale ed economica e le guerre in Medio Oriente non si fermeranno senza la misericordia di Dio. E’ il concetto centrale espresso domenica scorsa dal Patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Raï durante la Santa Messa per Festa della Misericordia.

Senza la misericordia il Libano non si potrà salvare
“E’ inutile sperare di salvare il Libano se la misericordia non abita nei cuori dei nostri dirigenti”, ha detto nell’omelia il cardinale con riferimento allo stallo politico che da quasi due anni ormai impedisce l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.  Anche una soluzione politica dei conflitti in Palestina, Iraq, Siria e Yemen e quella della crisi dei rifugiati potrà venire solo dalla misericordia, ha aggiunto il Patriarca Raï, sottolineando che la fede cristiana deve riflettersi nelle opere.

Vertice intercristiano a Bkerké sulla situazione in Libano e Medio Oriente
La situazione in Libano e in tutta la regione è stata al centro del vertice intercristiano convocato ieri a Bkerké, sede del Patriarcato maronita, con l’obiettivo di definire una posizione comune delle comunità cristiane libanesi sulle  varie  questioni sul tavolo, a cominciare da quello della vacanza presidenziale. Tra i punti all’ordine del giorno, riferiscono il quotidiano L’Orient-le-jour e l’agenzia Apic: la difesa dell’unità nazionale del Libano; i diversi focolai di violenza in Medio Oriente; la lotta contro l’estremismo religioso e il terrorismo; il preoccupante deterioramento dei rapporti con i Paesi arabi; la questione palestinese; l’accoglienza dei rifugiati.

Urgente l’elezione del nuovo presidente. L’esodo dei cristiani un genocidio
Nel comunicato finale della riunione, i leader cristiani libanesi ribadiscono l’urgenza dell’elezione del nuovo Presidente, sottolineando che il “vuoto presidenziale grava pesantemente sul funzionamento delle istituzioni dello Stato”. Inoltre, essi denunciano ancora una volta l’esodo dei cristiani dalla Siria e dall’Iraq, che paragonano al genocidio degli armeni sotto l’Impero ottomano. Quanto all’emergenza rifugiati – che ormai hanno superato la cifra record di due milioni, tra siriani, iracheni e palestinesi - le Chiese cristiane libanesi invocano una soluzione politica che permetta il loro ritorno  nei rispettivi Paesi, in quanto il Libano non è più in grado di accoglierli.

No alla divisione della Siria
A preoccupare i leader cristiani è anche il rischio che il conflitto in Siria possa portare a una divisione del Paese in entità etniche e religiose  separate, che avrebbe inevitabili ripercussioni sul Libano, unica realtà multiconfessionale della regione. Una preoccupazione ribadita in questi giorni ad alcuni esponenti politici libanesi ed anche dal Patriarca greco-melchita siriano Gregorios III Laham. (A cura di Lisa Zengarini)








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