2016-04-05 11:48:00

Mons. Perego: l'accordo Ue-Turchia è sconfitta dell'Europa


Non cessano le proteste delle organizzazioni umanitarie contro l’accordo tra Ue e Turchia in materia di immigrazione che prevede l’espulsione dalla Grecia verso la Turchia di tutti i migranti irregolari arrivati dopo il 20 marzo passando attraverso il confine turco. Sono state 202 le persone espulse ieri, mentre in Germania e Finlandia sono arrivati i primi profughi, una quarantina circa, che hanno ottenuto in Turchia il diritto alla protezione internazionale. Dopo l’avvio ieri delle procedure previste dal piano, secondo le autorità greche nella giornata di oggi non ci saranno nuovi respingimenti in quanto la maggior parte dei profughi attualmente trattenuti nelle isole greche, almeno tremila, ha presentato domanda di asilo che dovranno essere valutate individualmente prima di eventuali rinvii in Turchia.

L’Onu ha garantito che non abbasserà la guardia per far sì che la dignità e la vita dei profughi vengano rispettate, ma l’accordo si profila per tanti come una vera e propria operazione di respingimento di massa. Paolo Ondarza ha chiesto il parere di mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei:

R. – L’accordo tra l’Europa e la Turchia è anzitutto una sconfitta dell’Europa dei diritti. Non raggiungerà l’obiettivo di un ingresso regolare di richiedenti asilo in Europa e inoltre creerà una grave crisi ai confini dell’Europa stessa.

D. – Quali gli elementi di debolezza di questo accordo?

R. – Il primo elemento di debolezza dell’accordo è che si prevede il ricollocamento in Europa di 72 mila persone a fronte di altre 72 mila che vengono rimandate in Turchia.

D. – Secondo il meccanismo dell’”1 a 1”…

R. – Sì, secondo questo meccanismo. Si tratta soprattutto di siriani. E questo è già un primo elemento di grave difficoltà: ci sono già due milioni e mezzo di siriani in Turchia e solo in questi primi tre mesi sono già arrivate circa 150 mila persone in Grecia. Un secondo elemento di debolezza è che, di fatto, queste persone saranno trattenute in Grecia: nasceranno nuovi Cie, nuovi hot spot, con nuove condizioni disumane di accoglienza. Un terzo grave elemento è che la Grecia, sostanzialmente, vedrà una forte militarizzazione come risposta alla richiesta di tutele e di protezione internazionale di persone che sono in fuga – non dimentichiamolo – da guerre e da persecuzione politica e religiosa.

D. – Chiusa la rotta balcanica, ci sarà un massiccio arrivo nelle coste italiane…

R. – È un dato di fatto che sono aumentati gli sbarchi, già in quest’ultima settimana, sulle diverse coste italiane, con il rischio di una nuova destabilizzazione anche della Libia stessa, a fronte dell’arrivo di un numero significativo di migranti.

D. – Se alcune Ong hanno parlato di “espulsioni collettive” va detto che, all’indomani dell’accordo, l’Ue ha garantito che persone bisognose di protezione non potranno essere riconsegnate ai loro “carnefici”…

R. – Sono affermazioni di principio che di fatto troveranno una debolezza concreta sul territorio.

D. – Tante critiche ha sollevato anche l’intesa tra Ue e Turchia. C’è chi ha parlato di migranti trattati come “merce di scambio”…

R. – È un dato di fatto che l’accordo presenta un elemento di debolezza per quanto riguarda la possibilità di un visto di ingresso, anche per quanto concerne i turchi nell’Unione Europea. E questo porterà chiaramente anche una maggiore mobilità della Turchia verso l’Europa, soprattutto del popolo curdo: non dimentichiamo che è un popolo che sta vivendo in una situazione drammatica all’interno della stessa Turchia. Al tempo stesso, questo accordo somiglia molto a quello che fu fatto, per esempio, dall’Italia con la Libia di Gheddafi: pensando che questo possa essere una garanzia di sicurezza, sarà invece una delle debolezze più gravi che l’Europa dovrà subire nei prossimi anni.

D. – Che suggerimento si sente di dare, in questo momento, a chi può prendere decisioni, in merito al futuro, alla sorte dei tanti migranti che saranno respinti verso la Turchia?

R. – Ritornare a considerare un numero di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati certamente molto più alto rispetto ai 72 mila e ai 160 mila. L’Europa può accogliere ancora almeno un milione di persone, che possono essere distribuite nei 28 Paesi. Il come fare questa accoglienza: attraverso un corridoio umanitario europeo che vada direttamente nei Paesi da cui fuggono queste persone per riuscire a portarle direttamente in sicurezza all’interno dei nostri Paesi. Questo porterebbe certamente alla fine di tanti morti in mare, morti che stanno crescendo, e a una sicurezza maggiore per le persone, ma anche per l’Europa stessa. E questo ingresso all’interno dell’Europa sarebbe maggiormente pianificato.








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