2016-04-04 16:54:00

Mondiali 2022: si muore in Qatar. Cosa fa la FIFA?


Mondiali in Qatar

In Qatar, nella costruzione di stadi e infrastrutture, viene applicata la cosiddetta 'Kafala', una serie di normative che riducono i lavoratori a ''proprietà' degli imprenditori per cui lavorano, che trattengono i documenti per il periodo del loro contratto. Mancano norme di scurezza nei cantieri e l'igiene negli alloggi è scarsa. Secondo stime dei sindacati internazionali dell'edilizia, in Qatar morirebbero 2 persone al giorno nei cantieri. Persone costrette a lavorare 16 ore al giorno con temperature fino a 50 gradi all'ombra. Campionato del mondo che si annuncia comunque un buon affare per il calcio internazionale, con guadagni miliardari per la FIFA grazie a sponsor e diritti televisivi. Nel 2010, l'allora FIFA di Blatter e Platini, assegnò i mondiali di calcio del 2022 al Qatar, un Paese senza un passato calcistico importante e un clima estivo torrido da far spostare le partite in inverno per la prima volta nella storia del calcio internazionale.

Operai schiavizzati

"Amnesty International, che si occupa della difesa dei diritti umani nel mondo, commenta Carlo Nesti, giornalista e scrittore, ha pubblicato un rapporto sulle condizioni degli operai in Qatar. Molti di questi, per lo più stranieri e provenienti dal Sud Est asiatico, subiscono trattamenti spaventosi e sono costretti a vivere ammassati dentro strutture fatiscenti. Percepiscono salari molto bassi e non hanno la possibilità di lasciare il Paese perchè i loro passaporti sono trattenuti dai datori di lavoro. Di fatto, una condizione di schiavitù. E' da circa 5 anni che si parla molto della condizione di chi lavora nella costruzione degli stadi e secondo molte fonti sarebbero morti più di 5mila operai. E' chiaro che anche nello sport, il futuro passa nei rapporti tra l'Occidente e il mondo arabo". 

Olimpiadi 2016 

Dal Brasile, il reportage del nostro inviato, Silvonei Jose Protz, dai cantieri della XXXI Olimpiade che si terrà a Rio de Janeiro dal 5 al 21 agosto 2016. La crisi economica, l'inflazione, il virus 'Zika' e l'aumento dei costi per l'organizzazione dei Giochi olimpici non tolgono tuttavia interesse ad una manifestazione sportiva che può essere l'occasione per la ripresa sociale e culturale del Paese. 

 

 

 








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