Riunita in sessione ordinaria e all’unanimità, l’Assemblea nazionale del Venezuela ha approvato un accordo per intraprendere, ancora una volta, la strada del dialogo tra governo e opposizione in risposta all’appello di Papa Francesco di favorire la riconciliazione e la pace nel Paese. A pochi giorni dal messaggio pasquale Urbi et Orbi del Pontefice, il neo parlamento venezuelano, in cui l’opposizione è numericamente maggioritaria, ha trovato, per la prima volta dall’inizio della sua attività lo scorso 5 gennaio, il consenso di tutti i deputati sull’urgenza di un dialogo tra le parti per uscire dal labirinto di una crisi economica e umanitaria senza precedenti nella storia contemporanea della nazione sudamericana.
Sei buone intenzioni
Il documento, approvato dopo un lungo dibattito, propone
in sei punti di “lavorare in buona fede come chiesto dal Sommo Pontefice per il bene
comune e promuovere la cultura dell’incontro; creare le condizioni per un dialogo
fecondo che permetta di raggiungere la pace e incoraggiare i venezuelani ad umanizzare
il Paese”. Inoltre, l’Assemblea nazionale ha chiesto alla Chiesa di convocare governo
e opposizione per un incontro di dialogo. In quest’ottica, è stato chiesto al nunzio
apostolico, l’arcivescovo Aldo Giordano, di presiedere un tavolo di riconciliazione
come rappresentante della Santa Sede.
Un primo dibattito bocciato
La proposta iniziale lanciata dal blocco dei partiti
dell’opposizione, Mud (Mesa de la Unidad Democratica), è stata bocciata dai parlamentari
filo-governativi perché puntualizzava i temi di spaccatura tra l’Assemblea nazionale
e l’esecutivo, e cioè, l’amnistia per i prigionieri politici, la dovuta neutralità
del Tribunale supremo di giustizia nel valutare le decisioni dell’Assemblea nazionale,
l’imparzialità del Pubblico ministero nel combattere la corruzione e un’esortazione
al Difensore pubblico per garantire la difesa dei diritti umani. Dopo le elezioni
dello scorso 6 dicembre, l’opposizione riunita nella Mud è numericamente maggioritaria
per la prima volta in 17 anni, ma tuttavia questa prerogativa non ha molto valore,
dal momento che ogni decisione dell’Assemblea nazionale viene revocata dal Tribunale
supremo di giustizia composto da una giuria a maggioranza pro-governativa che, come
altre istituzioni dello Stato, è al servizio dell’esecutivo. Questa situazione è considerata
il maggiore ostacolo per poter intraprendere le interpellanze parlamentari e le riforme
legislative necessarie per il superamento della crisi socio-economica che attanaglia
il Paese.
Preoccupazione del Papa
Da ricordare che l’unica nazione dell’America Latina
nominata dal Papa nel suo messaggio pasquale è stata il Venezuela e le “difficili
condizioni in cui si trova a vivere” il popolo venezuelano. In particolare, il Pontefice
ha lanciato un appello a “quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa
lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione”. All’inflazione
galoppante ed alla carenza generalizzata di alimenti e medicinali, si sommano la violenza
e la criminalità che costano la vita ad oltre un centinaio di persone ogni settimana.
Il governo del presidente Nicolàs Maduro ha rifiutato la richiesta dell’Assemblea
nazionale di dichiarare l’emergenza umanitaria e sanitaria perché ritenuta “inesistente
e prodotto di una manipolazione ‘golpista’ strumentalizzata anche dall’estero”.
Manca la volontà di dialogo
“Il governo non ha la volontà di dialogare, né di
rispettare i poteri costituiti”, ha affermato mons. Baltazar Porras Cardoso, arcivescovo
de Mérida dopo l’appello del Pontefice. Il presule ha ribadito che il conflitto tra
l’Assemblea nazionale e il Tribunale supremo di giustizia evidenzia queste difficoltà.
Nonostante ciò, la Chiesa venezuelana è ancora fiduciosa sulla possibilità di un dialogo
tra le parti. “Il presidente Maduro - ha detto mons. Porras - non deve limitare le
sue riunioni solo agli attori politici ed economici che lo appoggiano, ma allargare
il dialogo anche con chi lo avversa”. Il presule ha affermato, inoltre, che “non si
può continuare a negare la crisi; tuttavia il governo non ha la capacita di accettare
le critiche”.
La mediazione della Chiesa
L’appello del 27 marzo non è stato il primo lanciato
da Papa Francesco in favore del dialogo e della riconciliazione in Venezuela. Il deputato
della Mud, William Davila, ha ricordato che sono già sette le volte che il Papa rivolge
questo tipo di esortazione e che non si può “voltare ancora le spalle a questa richiesta
che è l’unica soluzione possibile per il Paese”. La Chiesa cattolica venezuelana ha
già partecipato a diversi tavoli di dialogo tra il governo e l’opposizione. Il nunzio
Aldo Giordano è stato, infatti, presente durante gli incontri promossi dall’Unasur
(Unione delle nazioni dell’America del Sud) nel 2014 tra il presidente Maduro ed i
principali dirigenti dell’opposizione.
Unasur con il Papa
Anche questa volta, l’Unasur, in un comunicato, “ha
accolto la preoccupazione di Papa Francesco per la pace e ha ribadito la sua proposta
di dialogo istituzionale”. L’organizzazione sudamericana ha inoltre esortato le forze
politiche del Paese a dialogare e ad evitare nuovi conflitti tra l’Assemblea nazionale
e il Tribunale supremo di giustizia, in particolare dopo che, martedì scorso, la maggioranza
parlamentare ha approvato una legge sull’amnistia dei prigionieri politici. Il segretario
generale dell’Unasur, il colombiano Ernesto Samper, ha evidenziato che un intervento
del governo per bloccare tale normativa “potrebbe produrre un scontro tra Titani”
che solo il dialogo potrebbe evitare. (A cura di Alina Tufani)
All the contents on this site are copyrighted ©. |