In Kenya, il 2 aprile di un anno fa, 148 persone, in maggioranza studenti cristiani, vennero trucidati nel campus universitario di Garissa dai terroristi di al-Shabaab. La strage fu compiuta in modo sistematico, per colpire i non musulmani. Ma qual è oggi la situazione dei cristiani in Kenya? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Joseph Alessandro, vescovo di Garissa:
R. - C’è paura in Kenya, in modo particolare nel Nord-Ovest, dove si trova la Diocesi di Garissa; qui la paura si sente di più. Infatti, anche le misure di sicurezza sono state aumentate, soprattutto in questi giorni di festività pasquale. Grazie a Dio, quest’anno, non è accaduto nulla e fino ad oggi la situazione è calma e sotto controllo. La gente, però, specialmente i cristiani, hanno ancora timore che possa accadere qualcosa all’improvviso.
D. – C’è paura ma i cristiani di Garissa non lasciano le loro case…
R. - Esattamente. Alcuni sono tornati in altre regioni del Kenya dalle quali provenivano. Altri, però, sono tornati di nuovo a casa, nel territorio della nostra Diocesi. Sono forti nella loro fede e questo dà coraggio anche a me. Durante la Quaresima e il Triduo Pasquale sono stato molto vicino ai nostri cristiani. Le chiese e la cattedrale erano piene. Questo è il segno che i nostri cristiani, anche se provano un po’ di paura, riescono a superarla.
D. - A che punto è il dialogo con il mondo musulmano?
R. - Prima del massacro dell’università, avevamo iniziato a fare degli incontri di dialogo con i musulmani. Erano incontri regolari. Dopo il massacro, la frequenza degli incontri si è un po’ fermata: Ora abbiamo ripreso di nuovo. L’università è aperta dal 4 gennaio scorso, ma gli iscritti sono pochi. La maggior parte degli studenti è costituita da musulmani locali della tribù somala; gli iscritti sono adulti che frequentano i corsi serali, dopo il lavoro. Ma si spera nelle nuove iscrizioni di settembre.
D. – In Europa la stampa ha dimenticato l’anniversario di Garissa. Come possiamo ricordare la strage e i cristiani perseguitati?
R. - Prima di tutto vorrei ricordare che siamo nell’Anno Giubilare della Misericordia. Questa domenica, in cattedrale, cercheremo di chiedere la misericordia di Dio per tutti noi e per coloro che perseguitano i cristiani non solo a Garissa o in Kenya, ma in tanti altri Paesi nel mondo. Preghiamo anche per noi stessi, in modo particolare per i familiari che hanno perso i loro cari nella strage. Crediamo che per Dio nulla sia impossibile. Preghiamo anche affinché questi nostri fratelli terroristi, un giorno, si pentano delle loro azioni e cerchino di costruire un mondo migliore basato sulla fraternità, sulla pace, sulla misericordia e sul rispetto verso le persone di fedi differenti. Questa domenica poi si festeggia la Divina Misericordia: siamo certi che Dio ci ascolti e che accoglierà le nostre preghiere.
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