In Centrafrica si è insediato ufficialmente il nuovo presidente Faustin-Archange Touadéra, eletto lo scorso 14 febbraio. Nel Paese, dopo tre anni di guerra civile, si è instaurato un nuovo clima di pace, in particolare dopo il viaggio di Papa Francesco nel novembre scorso, con gli importanti incontri con i leader musulmani. Su questa giornata, ascoltiamo il commento di mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, al microfono di Hélène Destombes:
R. – C’est une étape décisive car le peuple centrafricain
a beaucoup souffert …
E’ una tappa decisiva, perché il popolo centrafricano
ha sofferto molto e adesso spera in un’era nuova. La priorità delle priorità rimane
la riconciliazione: un popolo diviso, lacerato, ferito, chiede che tutte le comunità
possano riunirsi, rispettarsi e andare nella stessa direzione. Dopo la riconciliazione,
bisogna fare in modo che i giovani depongano le armi: ma non solo, perché bisogna
raccoglierle tutte. Non si può costruire un Paese con le armi, ma piuttosto con la
pace e la scolarizzazione. Noi speriamo che per il nuovo governo questa sia una delle
priorità.
D. – C’è poi da prevedere il reinserimento nella vita del Paese dei diversi miliziani…
R. – Oui, c’est tous les groupes; nous savons que certains pourront regagner l’armée
…
Certo, questo riguarda tutti i gruppi; noi sappiamo
che alcuni potranno tornare nell’esercito, altri no, dovranno reinserirsi nella società
civile. Ma bisognerà fare in modo che sia gli uni sia gli altri possano reinserirsi.
D. – La riconciliazione passerà attraverso l’istituzione di congressi nazionali: una tappa molto importante …
R. – C’est une étape importante, parce que les gens ont besoin de se parler …
E’ una tappa importante perché le persone hanno bisogno
di parlarsi. Ci sono stati carnefici e vittime: parlare è una terapia e noi speriamo
che gli uni e gli altri avranno il coraggio di dirsi tutto quello che c’è da dire,
perché soltanto così si potrà intraprendere un vero cammino di riconciliazione, nel
rispetto vicendevole.
D. – Il Centrafrica dipende fortemente dalla comunità internazionale; attualmente ci sono i caschi blu dell’Onu e la forza di pace francese. E’ ancora così importante la presenza straniera, oggi?
R. – La présence étrangère est importante, pour ne pas dire nécessaire, car c’est
un Pays en lambeaux …
La presenza straniera è importante, per non dire necessaria,
perché questo è un Paese a brandelli, un Paese ridotto al nulla. Bisogna ricostruire
l’amministrazione, riorganizzare l’esercito: ci sono molte cose da fare e credo che
abbiamo bisogno ancora che la comunità internazionale ci accompagni in questo cammino.
D. – Quali sono i punti di forza del nuovo presidente?
R. – Les atouts sont que c’est un homme qui écoute beaucoup, c’est un homme très
ouvert …
I suoi punti di forza sono che è un uomo che sa ascoltare
molto, è un uomo aperto, che vuole governare per consenso, è un uomo che conosce la
classe politica e l’amministrazione; ha la fiducia della popolazione: abbiamo visto
che ha già iniziato a fare il giro dei luoghi che non erano stati visitati dall’epoca
dell’indipendenza da nessun membro del governo. Si è spinto fino all’estremo oriente
del Paese e le persone lo hanno accolto con gioia. Credo che questo sia uno dei suoi
punti di forza.
D. – Si può dire che il Centrafrica sta voltando pagina?
R. – Nous pouvons dire que une page est en train de se tourner: le nouveau président
a besoin du …
Possiamo dire che si sta voltando pagina, sì. Il nuovo
presidente ha bisogno della collaborazione di tutti i centrafricani: non è il messia,
non è un mago. Anzi, è un uomo come tutti gli altri che ha bisogno della collaborazione
degli uni e degli altri, affinché i centrafricani possano operare una conversione
del loro modo di essere dando il loro contributo perché si porti a termine il cambiamento.
D. – Questa conversione è iniziata dopo la visita del Papa nel Paese, a Bangui?
R. – La conversion a débuté avec la visite du Pape …
La conversione, sì, è iniziata con la visita del Papa.
Il viaggio del Papa è stato il primo miracolo a cui abbiamo assistito. La sua presenza
ha guarito tanti cuori e ha unito; noi dobbiamo fare tesoro di questo viaggio come
di un momento importante sulla via della riconciliazione. E’ il tempo della misericordia
e dobbiamo aprire il nostro cuore alla tenerezza per aprire il cuore degli altri.
Non potremo ricostruire questo Paese con l’odio e la distruzione. Bisognerà osare
e prendersi per mano, perdonare e iniziare una nuova vita.
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