2016-03-29 09:01:00

Colombia, il ruolo della Chiesa per la pace nel post-conflitto


Il cammino verso una stabilità duratura in Colombia implica la costruzione di una pedagogia della pace, necessaria per affrontare il post-conflitto dopo la firma dell’accordo tra il governo colombiano e la guerriglia delle Farc, prevista per quest’anno. Questa, la conclusione più rilevante del Convegno Internazionale di Università Cattoliche sul tema “Umanesimo e Pace: Sfide per la Famiglia e l’Educazione”, svoltosi di recente presso l’Università Juan de Castellanos di Tunja, in Colombia, promosso dalla Conferenza episcopale locale e dall’arcidiocesi di Tunja. Ne parla la dott.ssa María Teresa Niño de Salazar, membro della Commissione di Conciliazione e relatrice del convegno, nell'intervista di Alvaro Vargas Martino:

R. - La conclusión más relvante de este congreso…
La conclusione più rilevante del Convegno è la partecipazione della Chiesa, che deve essere molto significativa nel processo del post-conflitto. Sebbene gli accordi raggiunti nel tavolo dei negoziati dell’Avana debbano essere firmati subito, e questo è molto importante, questa firma non significa il raggiungimento della pace. Adesso, dobbiamo affrontare il post-conflitto, ma soprattutto dobbiamo capire che il seme della pace va seminato nella famiglia, prima e fondamentale cellula della società. Se noi seminiamo nella famiglia, conseguiremo la pace. Mons. Luis Augusto Castro Quiroga (arcivescovo di Tunja e presidente della conferenza episcopale colombiana - ndr.) insiste su l’importanza di una riconciliazione che nasca dal cuore, poiché se questa riconciliazione non nasce veramente da un disarmo dei cuori, questo processo sarà molto più difficile. È anche necessaria la partecipazione delle comunità e delle organizzazioni sociali, non solo della Chiesa, ma dobbiamo lavorare tutti in modo corresponsabile per costruire una pedagogia della pace, che giunga fino ai posti più lontani del Paese, in modo che possa essere applicata nelle comunità.

R. - In questo senso, lei ha partecipato recentemente anche a un forum promosso dall’Università Nacional e l’Onu nel quale si è parlato del post-conflitto. Quali sono le conclusioni che si traggono da questo forum?

R. - Las conclusiones del foro…
Le conclusioni del forum sullo studio fatto sui punti terzo e sesto degli Accordi del tavolo dei negoziati dell’Avana, di cui il primo riguarda la fine del conflitto, dicono che questo deve essere un processo integrale e simultaneo e implica innanzitutto il cessate-il-fuoco e delle ostilità. Il secondo punto riguarda il disarmo, la reintegrazione delle Farc alla vita civile sotto tutti gli aspetti: sociale, economico, politico. Questo per quanto riguarda la fine del conflitto. Un altro punto importante da portare al tavolo dei negoziati dell’Avana è quello riguardante la ratificazione, l’applicazione e la verifica. La ratificazione in questo momento è un po’ incerta, mentre l’applicazione e la verifica devono coinvolgere anche un elemento internazionale, cioè la partecipazione dell’Onu nel processo di verifica degli accordi raggiunti che comporteranno la firma del cessate-il-fuoco, per poi entrare in un processo, in un cammino, perché non solo con la firma della pace conseguiremo la pace. Questo è semplicemente un primo grande passo, ma i frutti si vedranno a lungo termine, perciò ci dobbiamo impegnare nella costruzione di una pedagogia della pace e nel capire che la pace non si costruisce per opera di pochi, ma che la pace è qualcosa in cui dobbiamo lavorare tutti e per tutti.








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