2016-03-29 12:56:00

Ban Ki-moon in Tunisia per sostenere stabilità e sviluppo


Il Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon è da ieri a Tunisi. Si tratta della sua terza visita dal 2011. “Sono venuto, ha detto al suo arrivo, per testimoniare il sostegno delle Nazioni Unite alla Tunisia ove proseguono i progressi in direzione della stabilità e della prosperità, malgrado il perdurare di importanti sfide”. Ad accompagnare Ban Ki-moon il presidente del Gruppo della Banca Mondiale, Jim Yong Kim che ha annunciato un aiuto finanziario di un miliardo di dollari da destinare alla promozione delle regioni del sud e dell’ovest del Paese. Ma quale momento vive oggi la Tunisia? Adriana Masotti lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Nord Africa:

R. – La Tunisia vive una difficile transizione alla democrazia: le istituzioni democratiche sono ancora fragili e soprattutto soffrono del problema della precarietà economica del Paese e naturalmente della sicurezza. Non dimentichiamoci che è ancora in vigore lo stato di emergenza… La visita di Ban Ki-moon è particolarmente significativa perché la stabilità nell’area, in tutta l’area del Mediterraneo, dipenderà in parte anche dalla riuscita dell’esperienza tunisina. Non dimentichiamo che la Tunisia sta giocando un ruolo importante anche in Libia e la visita di Ban Ki-moon in Tunisia vuole anche sostenere il processo del governo di unità nazionale libico, che si presenta ancora molto difficile e problematico.

D. – Ieri la visita di Ban Ki-moon al Museo del Bardo, oggi la sua partecipazione all’apertura del Dialogo nazionale sul lavoro. Quanto conta questo aspetto, perché la transizione abbia successo?

R. – Ban Ki-moon e le Nazioni Unite si stanno rendendo conto che la stabilità della regione – e della Tunisia in modo particolare – dipende dal fatto che decolli finalmente lo sviluppo economico del Paese e le recenti manifestazioni popolari nel Paese dimostrano che i giovani in modo particolare soffrono della mancanza del lavoro; ci sono differenze regionali molto forti ed è significativo che Ban Ki-moon abbia voluto farsi accompagnare dal presidente del gruppo della Banca Mondiale, che ha promesso un miliardo di dollari per i prossimi cinque anni. Quello dello sviluppo regionale e della disoccupazione giovanile sono le due sfide più importanti in questo momento.

D. – Proprio ieri sono arrivate dall’Algeria segnalazioni di possibili attentati contro autorità e siti tunisini. Quanto è alto l’allarme e il rischio di terrorismo nel Paese?

R. – La Tunisia è ovviamente un Paese a rischio terrorismo: più per quanto riguarda il lato libico dei suoi confini, ma anche il lato algerino in cui ci sono dei gruppi che ancora agiscono nel nord dell’Algeria oltre che nel sud, nel Sahara, fino a proiettarsi nel Sahel. La Tunisia è presa in una sorta di morsa tra i terrorismi che sono impiantati in questi due Paesi e per questo è importante dotare le forze di polizia e di sicurezza di tutti i mezzi per controllare i confini e naturalmente è importante anche la stabilizzazione della Libia. E’ significativo che Ban Ki-moon abbia voluto incontrare ieri il rappresentante speciale della Libia, Martin Kobler, proprio per fare il punto della situazione. Ricordo che Ban Ki-moon, nell’ultimo mese, è stato con frequenza nella regione: è stato prima in Algeria; è stato in Mauritania; non è riuscito ad andare in Marocco, perché il Marocco ha impedito a Ban Ki-moon di visitare la missione di pace nei territori del Sahara occidentale. E’ credo che, proprio con questo clamoroso schiaffo diplomatico ricevuto dal Marocco, Ban Ki-moon abbia intuito l’importanza strategica della presenza dell’Onu nella regione, fatta non solo di visita simbolica ma soprattutto di una presenza economica - anche attraverso gli aiuti - più continua ed assidua.








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