2016-03-25 16:57:00

In Yemen uso di armi non convenzionali: 3000 morti, 700 bimbi


Un anno di guerra in Yemen: il 25 marzo scorso iniziava l’attacco aereo dell’Arabia saudita e della sua coalizione contro il gruppo armato Houthi.  Scoppiava il conflitto costato la vita finora a 3000 civili di cui 700 bambini. Molte le denunce di organizzazioni umanitarie su bombardamenti ai civili e uso di armi non convenzionali, come spiega nell’intervista di Fausta Speranza, Donatella Rovéra, di Amnesty International:

 

R. – Le armi non vengono usate soltanto per combattere tra le diverse parti in conflitto, ma spesso e volentieri anche per fare danni enormi ai civili e all’infrastruttura civile del Paese; e questo è assolutamente il caso in Yemen, dove vediamo giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ormai da un anno, bombardamenti di mercati, di scuole, di ospedali, di case piene di civili semplicemente, di civili uccisi per la strada … Insomma, è una situazione che continua da un anno. Anche dopo le denunce che sono state fatte da Amnesty e anche da altre organizzazioni, non abbiamo visto nessun cambiamento da parte di coloro che bombardano, nel modo di condurre questa guerra. Quindi, sanno che uccidono civili e continuano a usare gli stessi metodi, sapendo con certezza che causeranno altre vittime tra i civili.

D. – Fin qui, dunque, le responsabilità del conflitto; ma poi c’è una risposta della comunità internazionale al conflitto proprio, che non è arrivata, che non c’è …

R. – Diciamo che la posizione della comunità internazionale per quanto riguarda il conflitto in Yemen è problematica dall’inizio, perché la risoluzione del Consiglio di Sicurezza permette non soltanto i bombardamenti, ma anche questo embargo che affama la popolazione civile in Yemen da un anno. Per quanto riguarda più specificamente la risposta alle prove evidenti che sono state portate da Amnesty e da altre organizzazioni sul fatto che questi bombardamenti uccidono civili, per il momento la risposta è stata nulla: non c’è stata risposta.

D. – Ma Amnesty denuncia in ogni caso violazioni da ambo le parti …

R. – Certo! Noi abbiamo non soltanto denunciato, ma anche documentato nei dettagli violazioni da ambo le parti. Ora, però, bisogna sapere che più di due terzi delle vittime vengono causate dai bombardamenti aerei. In questa guerra ci sono due parti, una che possiede aerei e bombarda e l’altra, no. Quindi, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita è la parte che è responsabile per la stragrande maggioranza dei morti tra i civili. Ci sono, quindi, violazioni da ambedue le parti, però da una parte sono maggiori e questo è importante, perché ogni vita è una vita. E la coalizione guidata dall’Arabia Saudita sta causando perdite in numeri molto grandi.

D. – I bombardamenti sono sempre drammatici, ma in particolare si parla di uso delle bombe a grappolo …

R. – Le bombe a grappolo sono uno dei diversi tipi di bombe che vengono usate dalle forze dell’Arabia Saudita e da altri che fanno parte di queste coalizioni. Queste bombe a grappolo sono proibiti a livello internazionale ormai da anni: queste sono in maggioranza, in quasi tutti i casi che abbiamo visto sul terreno, dai resti di queste bombe che abbiamo trovato, bombe di fabbricazione americana, quasi tutte sono state vendute dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita molti anni fa. Un tipo, in particolare, è stato venduto più recentemente; però, insomma, si parla di munizioni che la comunità internazionale ha riconosciuto ormai da tempo che non debbano essere usate perché hanno un impatto troppo nefasto sui civili, perché non il loro lancio non può essere assolutamente mirato e perché hanno un tasso di non-esplosione così alto da rimanere poi come mine antiuomo che causano pericolo ai civili per anni ancora dopo la fine dei bombardamenti. Però, queste vengono usate, le abbiamo viste in uso in varie occasioni …








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