2016-03-24 19:15:00

Attentati a Bruxelles: due i terroristi in fuga


Sarebbero due i terroristi in fuga che hanno preso parte agli attacchi di Bruxelles. Un secondo uomo infatti era presente nell’attentato alla metropolitana. Il numero delle vittime resta fermo a 32, ma 61 dei 300 feriti sono in condizioni molto gravi. E nella capitale belga in serata la riunione straordinaria dei ministri della Giustizia e dell’Interno dei Paesi Ue. Intanto lo Stato Islamico ha diffuso un video in cui celebra le stragi. Il servizio di Marco Guerra:


 
  
Un secondo uomo accompagnava Khalid El Bakraoui, il kamikaze che si è fatto esplodere nella metro di Bruxelles. Il terrorista potrebbe essere morto nell’esplosione o più probabilmente è in fuga come lo è sicuramente l'altro, 'uomo con il cappello ripreso in aeroporto. E indiscrezioni di stampa rivelano che i due fratelli El Bakraoui spiavano da mesi un ricercatore nucleare belga. Secondo alcune ipotesi avevano in mente di creare una bomba sporca, altre affermano invece che erano mossi dall’intento di colpire una centrale nucleare. Intanto è già virale il video sul web prodotto da una cellula dello Stato Islamico che celebra gli attacchi. Le immagini mostrano i luoghi degli attacchi, due sedicenti "jihadisti belgi" che si addestrano, raid aerei contro l’Is e una voce fuori campo che grida: "Fratelli, sollevatevi!”. E a Bruxelles i mezzi funzionano ancora a singhiozzo, soprattutto la metro, mentre si segnalano nuove operazioni di polizia nei quartieri che hanno ospitato i covi dei terroristi. Negli uffici dell’Ue  riunione in serata del consiglio straordinario dei ministri dell’Interno dei Paesi comunitari. Al centro del vertice il nodo irrisolto del coordinamento tra le intelligence, che permette a molti jihadisti di aggirarsi indisturbati tra i confini dei vari Stati . Si parla inoltre della possibilità di scorporare le spese per la sicurezza ai fini del rispetto dei parametri di bilancio.
 
 
 E i vescovi europei hanno lanciato un appello a non cedere alla paura e alla chiusura davanti al terrorismo. La Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, esorta a rivitalizzare i valori cristiani che sono alla base della cultura del Vecchio continente. Ascoltiamo padre Patrick H. Daly, segretario generale dell’organismo, al microfono di Antonella Palermo:

R. – È naturale avere paura, ma dobbiamo, con uno spirito di vigilanza e anche di solidarietà, continuare a vivere la nostra vita. Penso che allora sia questo il messaggio: avere grande cautela e fare attenzione: questo è il messaggio della polizia di Bruxelles. Ma dobbiamo continuare a vivere la nostra vita, con coraggio, perché il progetto europeo - e noi qui alla Comece lavoriamo per questo - è il frutto di un grande coraggio, di una visione del dopoguerra che continua ancora oggi con nuove sfide. Penso che i cittadini europei - e soprattutto i cittadini di Bruxelles - sono forti e coraggiosi; c’è un grande sentimento di solidarietà e di simpatia tra le persone che si incontrano nelle strade di Bruxelles in questo momento. Quindi è con questo spirito, quello di non essere vinti dal terrorismo, che noi continuiamo.

D. – Cosa manca all’Europa oggi?

R. – Forse oggi i valori che noi cattolici-cristiani crediamo siano fondamentali per l’Europa non è che manchino, ma non siamo sufficientemente coscienti di che cosa significhino. Il progetto europeo ha compiuto 70 anni: credo che noi dobbiamo guardare di nuovo a questo progetto, ai suoi valori fondamentali e provare a sostenerlo con una nuova forza, una nuova visione. E direi quasi con una visione “francescana”, nel nuovo senso di questa parola: è la visione di Papa Francesco sulla società; perché lui non è europeo, guarda il nostro continente con altri occhi e invita anche noi a guardarlo con occhi di nuovo aperti, grazie alla sua visione, ma anche grazie agli avvenimenti storici che abbiamo vissuto in queste ultime settimane.

D. – Molti hanno paura che mostrare accoglienza verso i rifugiati che giungono da varie aree del Medio Oriente possa aprire le porte anche al rischio di infiltrazioni terroristiche…

R. – Sì, l’arcivescovo anglicano di Canterbury la settimana scorsa ha rilasciato una dichiarazione, nella quale ha detto che dobbiamo capire che la gente poteva avere paura ma che dobbiamo anche avere coraggio. Una società aperta ed accogliente è sempre meglio di una società che si chiude.

D. – Siamo nel cuore della Settimana Santa: che messaggio può giungere in questo frangente così speciale?

R. – Gesù ha sofferto. Era molto solo, era in una situazione cruciale della sua vita, che termina nella sua morte e nella salvezza del mondo. Direi che nella Passione di Cristo che celebriamo in questi giorni c’è un messaggio di speranza: sta a noi stabilire il legame tra questo messaggio fondamentale della nostra identità e gli avvenimenti nel nostro Continente.

 
 








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