2016-03-23 16:24:00

Bruxelles, vescovi europei: Ue debole e poco chiara


"La tensione si taglia a fette, l’esercito è in stato di guerra". Luca Jahier, del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), racconta da Bruxelles il giorno dopo gli attentati lamentando l'inaccettabilità che ancora ogni Paese gestisca in autonomia i servizi di sicurezza: "Ognuno considera la sovranità sui servizi l’ultimo baluardo degli Stati nazione. E’ una follia. Nell’epoca di grandi movimenti sovranazionali bisogna avere centrali unificate di servizi che, almeno in Ue, riescano ad avere una piena e totale comunicazione tra loro con informazioni di livello alto", spiega. "Bisogna inoltre andare verso una Procura unica europea, un coordinamento dei sistemi di indagine soprattutto su situazioni molto a rischio", e pone a esempio il paradosso che in Belgio è possibile acquistare carte telefoniche ricaricabili senza presentare alcun documento di identità. 

I fallimenti europei

"Per troppo tempo si è fatta una pessima e demagogica politica di integrazione lasciando crescere, a fianco di tanti immigrati che cooperano e cercano di difendere la propria cultura e la propria pratica religiosa, frange assolutamente estremiste che hanno costruito connivenze e coperture e che non hanno niente da invidiare a quelle che si possono registrare per esempio a Scampia (NA)", continua Jahier. Non usa mezzi termini quando parla di "disastri veri e propri portati avanti per trent'anni con ignavia da parte di tutta la politica estera fatta nei confronti dell’Africa, da un lato, e del Medio Oriente, dall’altro. Abbiamo permesso la crescita di bubboni che ora stiamo pagando in modo devastante e che nel frattempo hanno realizzato reti e connessioni difficili da smantellare, soprattutto in breve tempo e laddove hanno creato un brodo di cultura. C’è bisogno di imparare alla svelta - conclude - politiche che mettano fine a farse come quelle degli ultimi anni, fatte di vertici infiniti che non concludono niente o in cui si prendono decisioni poi non applicate". 

La Chiesa in Europa

La sede della Commissione dei Vescovi della Comunità europea (COMECE) si trova a 300 metri dalla metro di Maalbeek, luogo di una delle deflagrazioni. P. Patrick H. Daly: "E’ naturale avere paura ma dobbiamo continuare con spirito di vigilanza e solidarietà a vivere la nostra vita. Con cautela grande - come la polizia ci raccomanda - e coraggio. I valori cristiani fondamentali per l’UE non mancano - afferma il Segretario Generale della COMECE - ma non siamo sufficientemente coscienti di cosa essi significano. Dobbiamo riguardare il progetto europeo che ha settant'anni di storia alla luce del Magistero di Papa Francesco". Di fronte al timore che le porte aperte ai rifugiati permettano l'infiltrazione di cellule terroristiche, Mons. Daly risponde: "Una società aperta e accogliente è sempre meglio che una società che si chiude". Dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) il medesimo invito, con la precisazione di Mons. Duarte da Cunha, Segretario Generale che "Non c’è futuro per nessuno andando avanti per questa strada. Il Papa lo sta dicendo spesso: da anni l’Europa è invecchiata che ha perso vigore. L’invecchiamento è visibile. La crescita continua di un atteggiamento individualista crea il mal funzionamento delle strutture di potere politico in Ue che sono così indebolite e sono così poco chiare che diventa molto difficile che gli accordi possano portare a grandi soluzioni". 








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