2016-03-22 18:43:00

Bruxelles. Papa no a violenza cieca. Re di Belgio attentati vili. Ue darà risposta unita


Ferma condanna di Papa Francesco alla “violenza cieca” che ha armato i terroristi questa mattina a Bruxelles, dove il bilancio della vittime - nelle tre di esplosioni all’aeroporto e nella metropolitana della città belga - è salito a 30 morti e almeno 230 feriti. Il Pontefice, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, esprime vicinanza nella preghiera ai familiari e ai feriti, chiedendo a “Dio il dono della pace”. Decretati dal governo belga tre giorni di lutto nazionale. Roberta Gisotti ci aggiorna sulla cronaca dei fatti

Resta alto a Bruxelles, e non solo, l’allarme per altri possibili attacchi terroristici. La prima emergenza è stata soccorrere le vittime. Tra i feriti molti sono in gravi condizioni e ci sono anche tre italiani. All’aeroporto Zaventen sono stati 10 i morti nelle due esplosioni, intorno alle 8, con bombe contenenti chiodi, un’altra bomba è rimasta invece inesplosa, mentre nella stazione di Maalbeck almeno 20 i morti nella terza esplosione, alle 9.11. Altra preoccupazione è stata mettere in sicurezza gli obiettivi sensibili. L’Is ha infatti rivendicato gli attacchi al Belgio per avere partecipato alla Coalizione internazionale contro il sedicente Stato islamico e promesso altri attentati. Massima allerta dunque delle Intelligence nel continente. La zona dove hanno sede le istituzioni europee è stata isolata e sorvolata l’intera giornata da un elicottero delle forze dell’Ordine. Sono state invece riaperte alle 16 le stazioni ferroviarie di Bruxelles Centrale, Midi e Nord. Bloccate ancora quelle di Schuman, Lussemburgo e Zaventen. E chiuso fino a domattina alle 6  l’aeroporto. Anche i cieli europei sono blindati con misure di massima sicurezza a Londra, Parigi, Berlino e Roma. Sul fronte indagini, non è ancora chiara la dinamica delle esplosioni. La Polizia ha diffuso una foto dei tre presunti attentatori all’aeroporto: due potrebbero essere morti mentre il terzo è ricercato. Sarà “lotta senza quartiere e senza confini”, quella che il Belgio e i suoi alleati condurranno contro gli autori degli attentati, ha detto il premier belga Charles Michel.Gli ha fatto eco il re Filippo, in diretta Tv, rivolto alla Nazione, ha dichiarato “risponderemo insieme con fermezza, calma e dignità” a questi attentati “vili e odiosi".

L’Europa dunque smarrita di fronte ad una minaccia globale? Quali saranno le conseguenze? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Stefano Silvestri, consigliere scientifico dell’Istituto Affari internazionali:

 

R. – Certamente è una minaccia grave, è una minaccia terroristica. Non ha nulla di comparabile però con minacce di guerra o similari. Detto questo è chiaro che le cellule presenti in Belgio erano più strutturate, più reattive, più capaci di quanto evidentemente la polizia, i servizi fossero riusciti a capire. C’è qui duqnue un allarme importante nei confronti dei servizi di investigazione e di “intelligence”.

D. – E’ una mancanza di Bruxelles o in generale è proprio difficile riuscire a prevedere e a intervenire?

R. – E’ onestamente difficile, qualche errore sarà stato fatto ed è sempre possibile. E non è poi così facile controllare il territorio. Il Belgio ha pure debolezze strutturali, dovute alle sue divisioni linguistiche … Diciamo che in questi casi sarebbe molto utile la conoscenza di questi errori per gli altri: e invece la gente tende a nascondere gli errori. Sarebbe necessaria inoltre una molto maggiore cooperazione e integrazione dei servizi di polizia in Europa,perché i terroristi si muovono abbastanza liberamente da un Paese all’altro, Schengen o non Schengen, mentre invece le polizie hanno più difficoltà.

D. – Secondo lei c’è qualche relazione tra questi fatti di oggi e l’arresto di Salah?

R. – Questo è possibilissimo. Se i terroristi temevano che lui parlando rivelasse cose che avrebbero potuto bloccarli, potrebbero avere accelerato l’attuazione di questi attentati. Però gli attentati erano evidentemente già in preparazione da tempo.

D. – Il prezzo che pagheremo tutti è una minore libertà di circolazione, in cambio di una maggiore sicurezza?

R. – Si: pagheremo tutti nel senso che avremo controlli sempre più pesanti che metteranno a rischio la nostra privacy. Però, nello stesso tempo, qui il problema è avere interventi più mirati.

D. – Ancora una volta, tutto accade a Bruxelles: lei crede che dietro ci sia un messaggio diretto a quello che l’Europa sta facendo sul fronte africano o mediorientale ?

R. – Mah … Bruxelles è abbastanza indicativa: calcoliamo che c’è la propaganda dell’Isis secondo cui aumentano pesantemente gli attacchi all’Europa e quindi anche a Bruxelles, Unione Europea eccetera; quindi, è abbastanza indicativo, sì, anche di una scelta politica. A questo dobbiamo aggiungere, evidentemente, che c’era una disponibilità di manodopera e che c’erano quindi i terroristi sul posto disponibili e organizzati.

 








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